Antonella Parrini è laureata in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso la Facoltà di Psicologia di Firenze, è autrice del volume "Separazioni distruttive tra conflittualità e alienazion...

Italia postato da ariannaci || 6 anni fa

Antonella Parrini è laureata in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso la Facoltà
di Psicologia di Firenze, è autrice del volume "Separazioni distruttive tra conflittualità e
alienazione. Aspetti psicologici e giuridici", che analizza il tema delle separazioni conflittuali
e le conseguenti ripercussioni sui figli.
"Un testo di cui non si può dire che tutto il bene possibile: rigoroso nella sintesi storica e
nell'analisi del problema, ricchissimo nelle citazioni, piacevole a leggersi, agile nello stile. Ma
soprattutto: necessario" così definisce il volume Marino Maglietta  (presidente Ass. Naz. 
Crescere Insieme).

E prosegue: "Se gli effetti del disagio infantile nella separazione sono sotto gli occhi di tutti,
non altrettanto può dirsi, in Italia, della comprensione delle origini di questo malessere. La
sindrome di alienazione parentale è stata oggetto di numerosi studi, soprattutto all'estero,
ma, purtroppo, non ha ricevuto nell'ambiente giudiziario italiano la dovuta attenzione e
ildovuto riconoscimento, a dispetto dell'elevatissimo livello dei danni che produce. Ciò è
con tutta probabilità da attribuire ad una scarsa conoscenza del problema, che a sua volta è
da collegare alla innata e persistente diffidenza che il mondo del diritto nutre verso quello
della psicologia. A maggior ragione, dunque, si avvertiva la necessità di un'opera il più
possibile completa, che con linguaggio piano introducesse questa patologia nell'ambito
giudiziario.
Questo testo, finalmente, lo fa".

Intervistiamo Antonella Parrini per capire cosa si intende per separazioni distruttive e come
reagiscono i figli nei casi di conflittualità nella coppia. (L'intervista completa è sul Blog di
Edizioni Psiconline)

D: Cosa intende per “separazioni distruttive”?
R: La separazione è un processo complesso e doloroso. Laddove per la coppia sia
possibile  comprendere le motivazioni e assumersi le reciproche responsabilità del fallimento
della propria unione, si determina un’accettazione consapevole, che favorisce il
raggiungimento di quello che Bohannan definisce “la fase del divorzio psichico”. È allora
possibile reinvestire per ciascuno dei due partner in una nuova progettualità individuale.
Dove questo non accade, si assiste più facilmente alla messa in atto di modalità di relazione
estrema e disfunzionale che si esprime in un rapporto distruttivo di cui i figli diventano
vittime.

D: Cosa accade alla capacità genitoriale di queste coppie?
R: Ad essere messa in scacco è proprio la cogenitorialità, ossia la capacità di supportarsi
reciprocamente come leaders della famiglia: i genitori finiscono per dar vita a relazioni
diadiche con il figlio, innescando una cogenitorialità competitiva e ostile, nel tentativo di
prevaricare l’altro, imponendo il proprio stile personale, squalificando i contributi dell’altro.

D: Come reagiscono i figli quando si verificano tali dinamiche?
R: I figli, coinvolti in triangolazioni familiari, assumono loro stessi un ruolo attivo nel
conflitto, mettendo in atto di volta in volta strategie per risolvere i propri problemi familiari,
ma che in realtà producono in loro disagi che si esprimono attraverso il senso di colpa o di
abbandono per la perdita del genitore rifiutato.

D: Cosa accade laddove queste relazioni raggiungono un elevato livello di conflittualità?
R: Con molta probabilità si osserva che uno dei due genitori, più spesso quello affidatario,
oggi direi collocatario, mette in atto comportamenti mobbizzanti finalizzati a distruggere e
svilire la relazione genitoriale dell’altro, attraverso una vera e propria campagna di
denigrazione familiare e sociale. Gli esiti probabili sono la PAS, o l’esautorazione quasi
spontanea del genitore non affidatario da ogni aspetto della vita del figlio, con la rinuncia ad
esercitare il proprio ruolo poiché non riesce a far fronte agli ostacoli che glielo
impediscono.

D: Quali sono gli effetti che si osservano nei vari membri della famiglia?
R: Da studi condotti negli anni 90’, che nel testo cito, si osserva, che in molti casi, i bambini
sviluppano sentimenti di autoavversione e di colpa, per essere stati usati come alleati nella
guerra contro il genitore rifiutato, e quando realizzano l’accaduto finiscono per escludere
anche il genitore programmante, rischiando così una seconda perdita. Del resto
l’allontanamento del genitore rifiutato potrà rendere difficile il processo di identificazione-differenziazione nel corso del loro sviluppo, e non essendo possibile un concreto confronto
con la realtà, potremo assistere con molta probabilità ad un consolidarsi dell’azione
programmante. Il genitore alienato si troverà davanti ad un doppio legame, ossia una
situazione relazionale in cui qualsiasi tipo di risposta (di passività o di ribellione davanti
all’ostilità dei figli) conferma e rinforza le condizioni di partenza.

Fonte: http://www.edizioni-psiconline.it/blog/separazioni-distruttive-quali-effetti-sui-figli-e-sulla-famiglia-lo-chiediamo-ad-antonella-parrini.html