L'immagine che evoca più di ogni altra la tradizione culinaria del popolo romano antico è una sola: un patrizio avvolto nella sua bianca tunica, con il gomito sinistro poggiato su un morbido cuscin...

Turismo postato da matteo_1 || 8 anni fa

L'immagine che evoca più di ogni altra la tradizione culinaria del popolo romano antico è una sola: un patrizio avvolto nella sua bianca tunica, con il gomito sinistro poggiato su un morbido cuscino, mentre con il destro è intento a piluccare olive, carne e formaggi.
La storia della cucina romana è espressione, ancora oggi, degli usi passati.

Ovviamente non tutti potevano permettersi pasti abbondanti, con ingredienti ricercati. Solo i ricchi consumavano colazioni, ma soprattutto cene prelibate composte da una moltitudine di pietanze diverse.

Il popolo doveva accontentarsi di portate frugali. Sicuramente lo spreco non era contemplato: venivano sfruttate tutte le parti della macellazione, anche quelle che i ricchi avrebbero considerato "scarti". Cereali e ortaggi venivano utilizzati in tutte le loro parti, senza buttare nulla.

La cucina romana conserva ancora oggi la sua base fortemente povera e contadina, influenzata dalle culture delle popolazioni dominate dall'Impero Romano, che si sono perfettamente integrate, creando piatti unici e decisamente saporiti.

Dal punto di vista culinario, Roma è suddivisibile in tante zone. Ognuna si distingue per le sue pietanze più caratteristiche.

- Nel Rione testaccio, ad esempio, la presenza dell'antico mattatoio, ha ispirato soprattutto piatti a base di carne. I famosi rigatoni con la pajata (intestino tenue del vitellino da latte o del bue) sarebbero nati dall'uso di donare ai lavoranti del mattatoio (scorticini) gli scarti della macellazione. La "coratella" è un'altra pietanza a base di frattaglie di piccoli animali (pollame, coniglio e agnello). In passato il termine era utilizzato per definire solo fegato, cuore e polmoni dell'animale, oggi il vocabolo include anche milza, reni e animelle. Le versioni culinarie più comuni prevedono il fritto di coratella, la coratella in umido o cucinata con i carciofi. La coda alla vaccinara è invece uno stufato a base di coda di bue e verdure. Con il sugo che si ottiene dalla lenta cottura di questi ingredienti si condiscono ottimi rigatoni "alla vaccinara".
La coda alla vaccinara è forse il piatto più rappresentativo del Quinto Quarto: gli scarti dell'animale dopo che sono state macellate e vendute ai ricchi le parti prelibate della bestia. La trippa è un altro avanzo della macellazione, cucinato nei ristoranti tipici del testaccio secondo l'antica ricetta che prevede l'impiego di pomodoro, mentuccia e un'abbondante spolverata di pecorino. Degne di nota anche la pasta alla carbonara (guanciale, uova, pecorino) e alla grigia (pancetta, pecorino e pepe).

- Tappa gastronomica imperdibile è anche la cucina del Ghetto ebraico. La comunità ebraica romana è una delle più antiche. La sua storia si mescola a quella cattolica, che a periodi alterni ha assunto nei suoi confronti un atteggiamento persecutorio e di tolleranza. I numerosi locali ebraici dove assaggiare le ricette tipiche dolci e salate sono disseminati in tutto il ghetto. Il fritto rappresenta uno dei piatti forti di questa cucina: gustosissimi carciofi alla giudia, fiori di zucca con alici e mozzarella, croccanti filetti baccalà, ma anche minestra di ceci con pennerelli, abbacchio al forno e costolette fritte. I dolci sono composti da ingredienti semplici: biscotti cannella e mandorle, pizza di Beridde, treccia dolce, Torta alla ricotta, pizzarelle con il miele e bruscolini (semi di zucca tostati) da smangiucchiare durante una bella passeggiata nel Ghetto.

- Impossibile non provare uno dei vari ristoranti di Trastevere, uno dei quartieri più belli della capitale, quando si gira per questi viottoli, sembra di visitare differenti paesi.

- La zona dei Castelli è un'altra tappa gastronomica fondamentale per comprendere le antichi origini della cucina romana.
Il prodotto più utilizzato e apprezzato è senz'altro l'olio d'oliva, magari su una bella fetta di pane casereccio di Genzano o di Lariano. I bucatini o spaghetti all'amatriciana (pomodoro, guanciale, pecorino) sono il primo piatto più tipico, mentre i secondi più famosi sono la porchetta di Ariccia e il Frittolo Velletrano. Tra i salumi primeggiano il salame cotto, la mortadella romana, le coppiette di cavallo e la corallina romana. La zona dei castelli tuttavia è conosciuta soprattutto per i suoi vini bianchi e rossi, molti a denominazione di origine controllata (DOC). I dessert non mancano di certo: dalle dolcissime e aromatiche fragoline di Nemi al pan giallo, dal pan pepato alle pupazze frascatane e ai biscotti della sposa.

Ingredienti di culture diverse si uniscono per regalare emozioni uniche, capaci di soddisfare tutti i sensi.

Fonte: http://www.ristorantedameopatacca.it