Molti individui hanno subito maltrattamenti di natura psicologica; troppe, poi, per sfortuna hanno subito ugualmente violenze di natura fisica ovvero sessuale. Si è sovente portati a ritenere che c...

Perché chi ha subito maltrattamenti da piccolo continua a maltrattarsi?

Salute e Benessere postato da guidamedicina || 11 anni fa

Molti individui hanno subito maltrattamenti di natura psicologica; troppe, poi, per sfortuna hanno subito ugualmente violenze di natura fisica ovvero sessuale. Si è sovente portati a ritenere che chi ha subito su di sè queste intollerabili esperienze voglia evitare assolutamente di fare del male a sé stesso. Nella realtà, succede proprio l'opposto. Il ragazzo che ha subito maltrattamenti assume la tendenza a diventare un adulto violento, e questo è un lampante esempio di quanto ascendente possa avere l'educazione che si è avuta da giovani. Vi è stato inculcato a non dare importanza a voi stessi e non dare importanza alle vostre necessità. Avete imparato bene: vi adeguate a quel canovaccio che è stato perfezionato per voi. Questo schema prevede che non siete degni di ricevere un buon trattamento, che siete "cattivi", che è corretto che siate castigati. Quelle prime violenze vi privano della vostra correttezza insita e della sensazione della vostra innata benignità; vi dicono che possedete un punto di vista incerto, orrendo, di cui dovete aver paura. Le violenze impartiscono la lezione di non aver fiducia di voi stessi, che non meritate amicizia, sicurezza e affetto. Essi eliminano lo spirito e arginano l'abilità di addossarsi dei rischi. Imparate a opprimere ciò che provate e a manipolare gli altri per approdare alla soddisfazione delle vostre necessità. I maltrattamenti sono un'insegnante brutale, creano una condizione che vede tutti perdenti, la quale a sua volta mette in moto un circolo vizioso e rischioso. Nonostante ciò, si può rifuggire da quegli insegnamenti e il canovaccio lacerato; la congiuntura che vi coinvolge non deve per forza essere un vicolo cieco. Per scardinare questa spirale di crudeltà è doveroso iniziare a rendersi conto che il canovaccio non lo avete scritto voi e che non dovete adeguarvi a esso necessariamente. Non è vostra la colpa dell'educazione che avete avuto da piccoli, né è un'ingiustizia a voi attribuibile il fatto di aver subito violenze. Questa crudeltà non la meritavate. Non avevate alcuna supervisione. Siete interamente innocenti. Pure nel caso in cui foste stati dei ragazzini difficili, non dovevate incassare maltrattamenti: nessuno li merita. L'interrogativo su chi avesse sbagliato non ha nemmeno motivo di essere formulato: ha avuto un atteggiamento scorretto e inopportuno chi vi ha usato violenza. Assolutamente. Dovete accogliere l'idea che siete stati delle vittime e che non avete di cui vergognarvi o da coprire. Non dovete perdonarvi per qualcosa che non era sotto il vostro comando. Prendete le giuste distanze dal senso di colpa: questa colpa non è a voi imputabile. Ripetete a voi stessi tante volte: "la colpa non è stata mia!" fino a quando non lo crederete con risolutezza. Questo è il primo passo, un passo necessario. Il secondo passo per scostarsi dallo schema prefissato è quello di riconoscere che siete buoni. Senza tener conto di ciò che avete fatto o che è stato fatto ai vostri danni, siete buoni. Questa bontà e insita in voi, con voi è venuta al mondo e con voi lo lascerà, a condizione che non continuiate a negarla e a respingerla. Ripetete a voi stessi: "io sono buono!" fino a che non sarete profondamente convinti. Quando avrete veramente fatto vostro questo pensiero, ve ne renderete conto naturalmente. Acquisirete contezza di questa vostra bonarietà, e tale coscienza è molto importante. Fatti questi primi essenziali passi, sarete pronti a depurare voi stessi dalla violenza. Questo prassi di bonifica di solito ha inizio con un sentimento di indignazione contro l'autore delle violenze. Questa stizza è utile e non va evitata. Dovete essere stizziti: guardate ciò che vi è stato strappato! Per tenere a bada questa rabbia in modo produttivo, verosimilmente avrete bisogno dell'aiuto di un esperto. Dovete indirizzarla all’esterno, al di fuori di voi, ma non chiaramente contro il responsabile. Non dovete cambiarla in un contegno brutale, se non volete ricadere in un circolo vizioso. Dopo la rabbia, arriva il perdono, vi rendete conto che chi vi sottoposto a maltrattamenti da piccolo si adeguava pure lui a un canovaccio vergognoso. Con il perdono, arriva il distaccamento. Il passo finale si estrinseca nel liberarsi dal canovaccio. Siete voi i protagonisti della vostra esistenza. Lo siete pure dei vostri modi di comportarsi. Se continuate ad affliggere voi stessi e gli altri, a questo punto sarà colpa vostra poiché avete la giusta contezza di poter deliberare diversamente. Fino a questo momento potreste essere stati coinvolti in un progetto non preparato da voi. Ora tutto è diverso e siete liberi di realizzare le vostre scelte. Non c'è mai una buona ragione per maltrattare se stessi. Non c'è mai l'esigenza di punirsi ovvero di addossarsi comportamenti votati alla demolizione. Potete amarvi, accettare il vostro lato enigmatico, perdonarvi per i vostri errori, prendere le distanze dal passato di sofferenze e continuare a vivere la vita al meglio delle vostre abilità. Se decidete di procedere sulla strada dell'odio verso voi stessi e di porre in essere modi di comportarsi distruttivi, prendete atto che ora si tratta di una vostra volontà e non si tratta sicuramente dell'effetto di un'educazione errata. Il ragazzo che è in voi è il vostro capro espiatorio, ora. Questo fanciullo merita di essere amato, di essere trattato bene, di essere tutelato e di stare al sicuro. voi potete concludere ciò che il passato vi ha riservato. Quale desiderio migliore ci può essere nella vita?