Nunzio Termini nato nella Palermo dei primi anni del ‘900, e scomparso il 9 agosto 1997 alla veneranda età di ottantotto anni, ha perpetuato, con la sua attività – è quasi superfluo ricordare lo “s...

Nunzio Termini in un bronzo di Filippo Scimeca di Claudio Alessandri

Cultura e Società postato da anna scorsone || 1 anno fa

Nunzio Termini nato nella Palermo dei primi anni del ‘900, e scomparso il 9 agosto 1997 alla veneranda età di ottantotto anni, ha perpetuato, con la sua attività – è quasi superfluo ricordare lo “storico” caffè Moka, nelle sue numerose e sempre vincenti “miscele”. “Il caffè del Professore” o la rinomata “Tonaca di monaco” e tanti altri che hanno scandito il trascorrere degli anni in una esaltante progressione di duraturi successi – ha perpetuato, dicevamo, una tradizione imprenditoriale siciliana dai nobili, storicizzati trascorsi, tanto più meritoria in considerazione della ritrosia dei siciliani nell’investire ingenti capitali in imprese industriali lontane dai circuiti europei, ma forse ancor più lontane per intima tradizione, preferendo tesaurizzare nel “solido mattone” o nella “inamovibile terra”, in poche parole nella “roba” di verghiana memoria. Ha lavorato fino all’ultimo respiro lasciando ai figli Pietro, Dario e Mimmo, una eredità, culturale e morale da “schiantare” la volontà ed il coraggio dell’uomo più indomito, ma i figli di Nunzio Termini, non si sono fatti intimorire da “cotanta sfida”, hanno raccolto quella eredità e, considerandola quasi una missione, hanno proseguita sulla via tracciata dal padre in un diuturno impegno che richiede spirito di sacrificio e notevole intuito e fantasia. Adesso, i figli di Nunzio Termini hanno pensato di onorare il ricordo del padre facendo immortalare le sue sembianze nel bronzo, un busto commissionato allo scultore palermitano Filippo Scimeca, da collocare negli uffici di via Roma, quegli stessi uffici che Nunzio Termini non volle mai abbandonare anche dopo la costruzione di un modernissimo stabilimento alla periferia di Palermo. I suoi figli hanno proseguito nella tradizione paterna, continuando la loro attività negli stessi uffici che videro la giovinezza di Nunzio Termini, un lungo e periglioso cammino, e la sua età matura, ricca, per la felicità di avere realizzato un sogno, aver vinto una sfida che molti altri avrebbero abbandonato al primo insorgere delle, non poche, difficoltà create dall’invidia di rivali che non possedevano però la sua intelligenza ed il suo coraggio incrollabile. Il busto di bronzo che è stato scoperto il 30 aprile di quest’anno, rivela con evidenza la “mano” di Scimeca, uno scultore che racchiude nel suo intimo una grandissima carica umana non seconda a quella artistica. Scimeca ha infatti plasmato, il volto di Nunzio Termini con trasporto e osservazione acuta, sì da evidenziare i lineamenti distesi, ma decisi di un uomo abituato alle decisioni “importanti” ispirandosi sempre ad una comprensione umana, scaturita da una gentilezza innata. Scimeca non ha colto unicamente le sembianze, è penetrato profondamente nell’animo del personaggio, addolcendone i lineamenti in un sorriso cheto, proprio di chi ha dato al prossimo felicità e comprensione, un’opera scultorea prova della fissità che caratterizza i ritratti “ufficiali”, forse somiglianti, ma svuotati di quella umanità che solo un grande artista può cogliere e fissare nel nobile, ma gelido, bronzo. Il metallo inerte, ha assunto, sotto la mano ispirata di Scimeca, una valenza realistica che fa rivivere il personaggio, non vuoto simulacro, ma pulsante di vita colta nell’attimo dell’abituale gentilezza e umanità, una abilitò artistica unita ad un’acuta percezione psicologica capace di intravedere nelle sembianze “cristallizzate” del soggetto da rappresentare, quella scintilla di vita che perpetua una esistenza colma di slanci altruistici, fiducioso del perdono divino per le piccole o grandi colpe che, inevitabilmente, coinvolgono la fragilità umana. Oggi celebriamo un uomo che ha lasciato un impronta indelebile nella perigliosa realtà imprenditoriale siciliana, ma vogliamo anche rendere merito ad un artista che ha utilizzato il suo “carisma” per donare alle sue opere una valenza dai contenuti tanto naturalistici quanto eterei, in una lettura commossa del reale filtrato dai languori idealistici della sua sensibilità e del suo amore per l’arte come rappresentazione, non solo fisica, ma anche amorevolmente spirituale. Claudio Alessandri pubblicato su: L’Isola del Sole, periodico mensile di politica, economia e cultura Aprile/Maggio 1999