Pochi giorni dopo la pubblicazione di Scegliere il cambiamento. Un percorso di guarigione dalla co-dipendenza nella collana A Tu per Tu , intervistiamo l’autrice, Cecilia Vetturini, (l'intervista i...

Letteratura postato da ariannaci || 8 anni fa

Pochi giorni dopo la pubblicazione di Scegliere il cambiamento. Un percorso di guarigione dalla co-dipendenza nella collana A Tu per Tu , intervistiamo l’autrice, Cecilia Vetturini, (l'intervista integrale è sul Blog di Edizioni Psiconline) per conoscere come è nato il suo libro, a quale pubblico si rivolge, e soprattutto per parlare della co-dipendenza.

D. Perché ha deciso di scrivere Scegliere il cambiamento, quando ha preso questa decisione?
R. La psicologa presso la quale ero in terapia, mi faceva tenere un diario degli eventi, delle emozioni, delle riflessioni personali, delle scelte che m’invitava a fare, dei miei sogni: sia quelli a occhi aperti che quelli notturni. Io che amo scrivere, riempivo pagine e pagine del mio quadernino. Così un giorno le ho detto: “Io qui sto praticamente scrivendo un libro”. Lei mi ha risposto: “Perché no?”. Ricordo a memoria le parole con cui mi ha convinta da subito: “Se te la senti… Mi rendo conto che ti sto chiedendo tanto, ma sono sicura che potrai aiutare tante persone che hanno il tuo problema. C’è molta letteratura sulle dipendenze e in particolare sugli alcolisti, ma i loro familiari vivono nel silenzio e nella vergogna. Provaci”.
Ho cominciato a pensarci già in metropolitana mentre tornavo a casa.

D. Che cosa ha rappresentato per lei scrivere e poi pubblicare Scegliere il cambiamento? Scrivere questo libro ha contribuito al suo cambiamento?
R. Beh, ha sicuramente rappresentato la risposta all’invito che mi era stato appena fatto. L’ho accolto con gioia anche se con tanti timori. Avevo paura delle critiche, credevo di non farcela emotivamente e soprattutto non volevo parlar male di mio marito. L’ho detto a Teresa (la Dott.ssa Basilone) e lei mi ha risposto che ne sarebbe dovuta venir fuori la verità: la storia di due vittime della dipendenza. Ho preso la decisione di rivolgermi a una Casa Editrice solo a lavoro terminato: inizialmente pensavo a un’autopubblicazione. Quando Edizioni Psiconline mi ha scritto della valutazione positiva, non riuscivo a crederci. Ero felice di aver scritto un libro che era piaciuto.
Se ha contribuito al mio cambiamento? Questo non lo so distinguere perché mentre il mio diario diventava un libro, ero ancora in terapia. Di sicuro sapevo che non stavo scrivendo un libro per me stessa, perché per questo avevo già il mio diario. Scegliere di scrivere per un ipotetico lettore, però mi ha fatto chiarire e circoscrivere meglio quello che stava accadendo dentro di me. Questo ipotetico lettore è diventato il mio maestro. È stato lui a insegnarmi a farlo sorridere, anche se la storia sarebbe stata emotivamente molto forte. Gli ho chiesto di non giudicarmi e di condividere la sfrontatezza con cui stavo uscendo allo scoperto; gli ho chiesto di insegnarmi a ricostruire il cammino e di camminare al mio fianco perché il cammino non è meno importante della meta; gli ho chiesto di ricordarmi spesso che di questa meta, stavo costruendo un dono; che perciò dovevo accogliere la sofferenza che tante volte mi faceva interrompere il lavoro e anche per lunghi periodi.

D. Che cosa accade quando una persona vive accanto ad un familiare colpito dalla dipendenza, in questo caso dall’alcol?
R. Ho scritto nella prima parte del libro ciò che è accaduto a me. Naturalmente si tratta di un’esperienza personale, ma credo che nei miei comportamenti, siano presenti anche quelli di tante altre persone che si trovano a vivere la stessa realtà. Per dirne solo alcuni, provando a storicizzarli un po’: si sottovaluta per troppo tempo il problema, si è influenzati dal comportamento dell’altro, si sente il bisogno di salvarlo, si diventa complici, ci si vergogna, ci si isola dalla vita sociale, si controllano i suoi comportamenti, ci si sente inadeguati, ci si sente in colpa, ci si rassegna…

D. Perché si diventa co-dipendenti? Qual è il percorso che conduce alla co-dipendenza?
R. Solo attraverso il percorso terapeutico ho capito cosa mi è successo e perché. Ormai ero già co-dipendente. Ne parlo nella prima parte del libro in cui, attraverso la metafora dei lucchetti, elenco e descrivo i comportamenti che fanno diventare co-dipendenti. Uno per tutti: non capire di aver bisogno di aiuto, non sentirsi onnipotenti, accogliere i propri limiti, insomma.

D. Quali consigli darebbe a chi oggi sta vivendo una esperienza simile a quella che ha vissuto lei?
R. I consigli sono quelli che ho descritto nella seconda parte del libro in cui ho tracciato il mio percorso di guarigione attraverso la metafora delle chiavi che aprono i diversi lucchetti. Direi a questa persona: ‘Chiedi subito aiuto e distaccati emotivamente dal problema, guardalo da fuori. Solo chi è dipendente può decidere se guarire o no. Tu puoi aiutarlo a prendere questa decisione, ma non puoi fare altro’.

Fonte: http://blog.edizioni-psiconline.it/2015/11/23/intervista-cecilia-vetturini-autrice-scegliere-cambiamento/#more-5494