Questa la storia, vera, di un giapponese divenuto italiano.Partì dal Giappone dieci anni or sono e per buona parte di questi rimase un cittadino dell’isola nipponica. Io lo conobbi alla metà di tal...

Italia postato da Delirio Preterintenzionale || 11 anni fa

Questa la storia, vera, di un giapponese divenuto italiano.
Partì dal Giappone dieci anni or sono e per buona parte di questi rimase un cittadino dell’isola nipponica. Io lo conobbi alla metà di tali anni, un lustro fa, e feci esperienza del più giapponese tra i giapponesi, nel senso che sarebbe risultato giapponese pure in patria, e sto proprio ragionando per stereotipi.
Lavorava di continuo, chiese un permesso per lavorare pure il sabato mattina (sì, ci vuole un permesso per lavorare di sabato) e tirava avanti da solo una parte dell’ufficio. Camminava ogni giorno diverse ore per arrivare al lavoro, per tornare alla dimora e per non saper né leggere né scrivere pure in pausa pranzo. Era il suo modo di rimanere in forma, tutto calcolato s’intende, ovvero camminava esattamente lo stretto necessario per bruciare quanto assimilato. E mangiava parecchio.
Ma siccome il tempo è tiranno mentre camminava leggeva pure, il Sole24ore, sempre, ogni mattina, rigorosamente, tanto conosceva a memoria ogni possibile insidia del percorso.
Riluttante alle ferie, mai negato un favore ad un collega, capace di assolvere a compiti che andavano ben al di là del suo ruolo in ufficio, ottimo conoscitore dell’italiano, insomma, come detto, il più giapponese tra i giapponesi.
Cosa facesse nel tempo libero, quel poco che si concedeva, era e rimane un mistero.
Poi, circa sei mesi fa, notammo la prima crepa. Entrò in sala caffè e fece alcune domande, sul calcio. Ci parve incredibile, ma lì per lì pensammo fosse qualcosa di passeggero. Eppure, qualche settimana dopo, chiese delle ferie, in un periodo nel quale di ferie non se chiedono e per andare in Sardegna.
Seguendo il percorso ormai tracciato smise di lavorare di sabato ed iniziò a rifiutare i compiti aggiuntivi che i colleghi erano soliti domandargli, fino all’incredibile risposta data con la più incredibile naturalezza: “Scusa, ma non mi compete”.
Questo era più che sufficiente a giustificare la metamorfosi, ma a scanso di ogni equivoco alcuni giorni fa l’ho visto arrivare, lo giuro su quanto di più caro ho al mondo, con il Corriere dello Sport tra le mani, al posto del Sole, il calcio anziché la crisi.
Nessuna ipotesi su cosa abbia dato inizio alla metamorfosi, ma lo stupore nel vedere il nostro virus contagiare quanto di più estraneo all’italianità e più che sufficiente a giustificare questo racconto.

Fonte: http://www.deliriopreterintenzionale.it/uncategorized/del-giapponese-divenuto-italiano/