L’unico codice morale indirizzato a una società pragmatica, altamente tecnologica e profondamente cinica.

La via della felicità

Attualità postato da affaripubblicipadova || 4 anni fa

Le culture di tutte le epoche hanno sempre avuto un proprio codice morale che stabiliva a grandi linee un modo di comportarsi che tendesse all’accordo comune e alla sopravvivenza. Benché la maggior parte dei codici morali del passato possa non sembrare particolarmente adatta alla fine del ventesimo secolo, questi codici si addicevano perfettamente alla realtà del tempo in cui erano stati stilati. In quell’epoca contribuivano a garantire la perpetuazione della famiglia, del gruppo e della nazione, fungendo da baluardo per i principi fondamentali di onestà e di fiducia reciproca. In breve, il codice morale costituiva l’insieme dei principi dominanti in base ai quali gli uomini potevano vivere in pace, in prosperità e in armonia con i loro simili.

Prima ancora degli inizi degli anni Ottanta però, nelle schiette parole di L. Ron Hubbard, il mondo era diventato una vera e propria giungla. I segni erano ovunque. “La cupidigia è un bella cosa” diceva un aforisma popolare di un’epoca, mentre si accumulavano indecenti fortune ricorrendo alla frode e alla manipolazione del mercato azionario. Se l’arte e lo spettacolo sono un ritratto di quel momento, gli anni Ottanta hanno segnato l’inizio di un’era davvero spaventosa di fredda brutalità. Chi, poi, può dimenticare la violenza nei ghetti metropolitani durante gli anni Ottanta, quando ragazzini di dodici, tredici anni si ammazzavano fra loro senza il minimo rimorso; da qui giunge l’eco agghiacciante di termini come “sparatorie volanti” e “violenza di gang”.

Fu proprio in considerazione di questo scenario privo d’ogni senso morale che L. Ron Hubbard presentò la sua opera, La Via della Felicità, nel 1981. Come ogni altro suo approccio ai problemi che ci affliggono, anche questo presentava ampie connotazioni storiche e culturali. Stando alle sue parole, proprio come tutte le antiche culture necessitavano di un codice morale che contribuisse a mantenere viva la loro struttura, anche la nostra non poteva farne a meno. I vecchi valori erano infatti andati in frantumi senza essere stati sostituiti da nuovi; mentre gli antichi codici di natura religiosa pretendevano una fede che molti non riuscivano più a trovare dentro di sé. Non avevano più credito, concluse, nemmeno le teorie che sostenevano che i bambini assumessero spontaneamente un atteggiamento morale. Fu così che scrisse La Via della Felicità.

L’opera si distingue come l’unico codice morale indirizzato a una società pragmatica, altamente tecnologica e profondamente cinica. Prima nel suo genere, si basa unicamente sul buon senso, e la sua natura è del tutto laica. Non fa appello ad altro se non al buonsenso del lettore e il suo intento è aiutarlo a mettere effettivamente in pratica i 21 precetti nella vita quotidiana. A prescindere dalle innumerevoli differenze di nazionalità, di credo politico, di razza, di religione e di qualsiasi altro aspetto, ciascuno di noi, in quanto individuo, deve percorrere la propria strada nella vita. La Via della Felicità insegna che tale strada può essere percorsa meglio conoscendo e seguendo i suoi precetti.

La vita in una società immorale può essere estremamente difficile quando anche i valori umani più elementari vengono ridicolizzati. Per contrastare questo declino di valori, La Via della Felicità di L. Ron Hubbard presenta 21 precetti ben distinti, ognuno dei quali costituisce una regola di vita che, nel nostro “villaggio globale”, riguarda ognuno di noi. L’opuscolo è attualmente in circolazione in oltre 170 Paesi con più di 100 milioni di copie dell’opuscolo, tradotte in 96 lingue, e la divulgazione continua senza sosta. Fino ad ora l’opera ha ricevuto sedici riconoscimenti dal Congresso degli Stati Uniti ed è stata appoggiata con entusiasmo dalle forze di polizia, da varie autorità municipali, da uomini d’affari ed educatori. Sono state create due campagne di gran successo imperniate su questo opuscolo: “Dai il buon esempio” e “Ripuliamo le scuole dalla droga”, a cui hanno preso parte più di 12 milioni di studenti, genitori e insegnanti americani di oltre 12,000 istituti fra scuole elementari, medie e superiori. Queste campagne, a loro volta, hanno ricevuto l’appoggio di più di 150 governatori e legislatori statali, oltre che di direttori di vari centri per il recupero dei tossicodipendenti e di etilisti, e dei ministeri dell’istruzione di centinaia di comunità in tutti gli Stati Uniti.