In rete si fa un gran parlare di alcuni difetti che affliggerebbero la nuova D7000. Si parla di hot pixel, si parla di sovraesposizione, si parla di backfocus. Ma è davvero così?Ogni volta che esce...

Tecnologia postato da foresto || 13 anni fa

In rete si fa un gran parlare di alcuni difetti che affliggerebbero la nuova D7000. Si parla di hot pixel, si parla di sovraesposizione, si parla di backfocus. Ma è davvero così?

Ogni volta che esce un prodotto nuovo, e in particolare quando il prodotto è nettamente più progredito rispetto alla generazione precedente, viene meso sotto torchio da appassionati, critici e “giornalisti” (nel senso più ampio del termine) che ne valutano i punti di forza e le debolezze.

Ma questo può mettere in evidenza anche dei comportamenti del tutto normali, che ci sono sempre stati anche nelle generazioni precedenti, ma che magari erano sfuggiti per vari motivi.

La nuova D7000, in particolare, è stata messa sotto assedio da una ridda di persone, che hanno riscontrato dopo test su test, prove su prove, alcuni comportamenti ritenuti difetti – anche gravi. Nello specifico, sarebbero emersi problemi di “hot pixels”, backfocus e sovraesposizione (solo in alcune condizioni).

Vediamoli uno alla volta, e valutiamo che incidenza possano avere.
Gli Hot Pixels

Partiamo dagli hot pixel. Che cos’è un hot pixel ? È un puntino colorato, che appare sullo sfondo buio, risultato di un fotosito che ha dato (occasionalmente) una lettura sballata. Se il pixel è sistematicamente colorato, in tutte le foto, è un problema differente, è un “burned pixel”. Un hot pixel, invece, si manifesta occasionalmente, in posti differenti. Occasionalmente, cioè, qualche fotorecettore da una lettura sballata che il software della fotocamera poi evidenzia.

Come viene raccomandato di procedere per verificare se la macchina ha questo “problema” ? Si dice di eseguire uno scatto con il tappo sull’obiettivo, con un tempo lungo ed una alta sensibilità (alti ISO).

Ma ha senso fare una cosa del genere ?

In se, questo è un problema che c’è sempre stato, su tutte le macchine fotografiche. Il sensore ha milioni di fotositi; in condizioni di bassa luce si provvede ad alzare la sensibilità, il che amplifica il rumore termico. Mettiamo poi una esposizione lunga, che scalda il sensore. Sensore caldo implica rumore alto. Che viene poi amplificato dall’alta sensibilità. Nulla di strano se, su sedici milioni di fotositi, quattro o cinque diano un risultato sballato che porti all’hot pixel.

L’hardware ed il software della fotocamera sono stati ideati, progettati, realizzati e tarati su comportamenti che NON sono quelli utilizzati in questo test. Il test è chiaramente progettato per mettere in crisi l’insieme hardware+software della macchina, nessuno stupore che ci riesca davvero. Se qualche hot pixel risulta dal test, vuol dire che il test è ben progettato, non che la macchina ha problemi. Non ha senso – fotograficamente parlando – usare esposizioni estremamente lunghe con sensibilità estremamente alte. Si noti la parola chiave: estremamente.

Usata normalmente, la D7000 non ha ne più ne meno hot pixel della media delle altre fotocamere. Ed è questo quello che conta.
Backfocus

Il backfocus non è semplice da rilevare. Il metodo che si vede in rete prevede di mettere a fuoco una striscia numerata (o una focus chart apposita) posta obliquamente rispetto all’obiettivo (a 45° circa). Tuttavia, l’area coperta dai sensori di messa a fuoco non è puntiforme. Se si cerca di rilevare il punto di fuoco utilizzando un oggetto che non sia un piano parallelo al sensore, i risultati saranno fuorvianti, in quanto non si può sapere la posizione esatta (al pixel) del punto utilizzato dal sistema di messa a fuoco.

Molto meglio è utilizzare il famoso test delle tre pile: tre oggetti (pile) posti a distanza ravvicinata, ma non troppo, che danno una indicazione più macroscopica, ma più affidabile. E qui problemi non paiono esserci – non a livello sistematico. Chiaramente potrà sempre saltar fuori il singolo esemplare starato, ma anche qui la difettosità nella norma. È la ricerca del difetto, che è sproporzionata.
Sovraesposizione

Sulla sovraesposizione cè un bellissimo articolo di Thom Hogan che spiega benissimo il funzionamento del sistema esposimetrico della D7000, che contrariamente a quanti molti pensano non sovraespone.

Partiamo da un principio: le macchine NON sovraespongono. I fotografi sovraespongono. Il sistema esposimetrico di una reflex è una cosa molto complessa, che cerca di effettuare delle stime su quanto le appare davanti e ha delle euristiche che cercano la soluzione ottima. Molto semplicemente, da un modello all’altro, le euristiche vengono cambiate: cercano di andare incontro a quanto l’utente si aspetta e, chiaramente, possono comportarsi in maniera diversa da un modello all’altro.

In particolare, la D7000 cerca, su scene ad alto contrasto che non è possibile esporre correttamente in tutto il fotogramma, di privilegiare i mezzi toni attorno al punto di messa a fuoco. In altre parole, si incarica di far avere al soggetto (che si presume messo a fuoco) il massimo della gamma dinamica a disposizione. Questo relega ai bordi dell’istogramma le parti lontane dal soggetto, che possono anche apparire sovraesposte. Mettiamoci le curve di default dell’algoritmo di conversione in jpg, che non sono adattate al singolo fotogramma, e si vede come alcune foto a soggetti inseriti in uno sfondo contrastato possano presentare aree slavate al limite della sovraesposizione.

Thom dice, in una espressione felicissima, che la D7000 non sovraespone – al massimo sovrasviluppa. In altre parole, ha delle curve di mappatura dei toni che esasperano le alte luci, ma convertendo il RAW a mano il fenomeno scompare. Scompare allo stesso modo utilizzando correttamente i picture control: basta portare i toni su Neutri, con magari un -1 al contrasto.

Semmai la scelta criticabile è quella di assumere che il soggetto sia composto da mezzi toni: fotografando soggetti chiari (o scuri) la cosa può non essere vera. Ma l’importante è saperlo. Una cosa positiva di nikon è che il sistema è consistente ed affidabile: si comporta sempre allo stesso modo. Ovviamente bisogna capire come funziona, per non essere tratti in inganno, ma una volta considerati i vari fattori, il gioco è fatto.

Se il fotografo sa che il sistema cerca di mappare il soggetto sui mezzi toni, sa anche che deve compensare quando fotografa soggetti bianchi (spose) o neri (sposi). Ma quella è una cosa che va fatta comunque.
Conclusione

Sempre il buon Thom se ne esce con uno spassosissimo articolo: Time Heals all Internet Complaints, ovvero il tempo cura tutti mugugni su internet. Da una settimana all’altra, guardando le percentuali di interventi sui forum, la D7000 sovraespone il 78% in meno, ha il 70% in meno di problemi di backfocus e un brillante 85% in meno di hot pixel. Semplicemente, usando la macchina per fotografare i “difetti” scompaiono. Perché forse (forse) non erano tali. Magari erano solo delle caratteristiche intrinseche di un prodotto complesso, che va imparato ad utilizzare nel modo in cui va usato.

Fonte: http://www.attaccof.it/wordpress/2011/01/la-d7000-ha-dei-problemi/