La tecnica della fusione a cera persa è molto antica e viene fatta risalire all’Età del Bronzo. E’ una tecnica adoperata principalmente nella fonderia d’arte per la produzione di statue in bronzo, oro e argento o altre leghe metalliche ed è stata molto usata nella Grecia classica e nel Rinascimento.

In pratica lo scultore crea dapprima un modello in cera che, successivamente alla colata del metallo, si scioglie (da qui la definizione di fusione a cera persa). 

Vi sono essenzialmente due metodi per utilizzare questa tecnica:

•Metodo diretto o “fusione massiccia”: viene creato un modello di cera della scultura e lo si usa per farne uno stampo di argilla. Praticando due fori sullo stampo, in alto e in basso si scalda lo stampo e la cera esce. Successivamente si versa nello stampo il metallo fuso e si ottengono sculture di bronzo piene, uguali al modello di cera.

•Metodo indiretto o “fusione cava”: si differenzia dal primo nel fatto che il modello di cera è realizzato su di un’anima centrale originariamente fatta in miscela di argilla e carbone, in modo che poi, quando in fonderia il bronzo viene colato all’interno contenga la sagoma, in maniera da poter ottenere oggetti cavi e quindi limitare il peso e la quantità di metallo.

Oggi le tecniche per la fusione artistica del bronzo sono rimaste in sostanza le stesse ma sono cambiate le strumentazioni usate: in una moderna fonderia artistica che usi la tecnica a cera persa troviamo materiali speciali per gli stampi, macchinari per la cottura in serie e forni per la fusione del bronzo dove il metallo viene liquefatto in breve tempo a 1200 °C, trasformando i modelli di cera in statue e monumenti in bronzo, sculture sacre, articoli di arredo e oggettistica.