L’Islanda è un paese avanzato e lo dimostra la sua nuova politica di lavoro: 4 giorni a settimana, meno ore al giorno, niente riduzioni sulla paga. Come è possibile tutto ciò?

Estero postato da ZioPal || 2 anni fa

L’Islanda è un paese avanzato e lo dimostra la sua nuova politica di lavoro: 4 giorni a settimana, meno ore al giorno, niente riduzioni sulla paga. Come è possibile tutto ciò? È bastato riorganizzare il lavoro e capire cosa genera maggiore produttività. Sembra che la causa di eventuali ostacoli di produzione sia lo stress e le crisi nervose causate da orari eccessivi e che impediscono di avere tempo libero a disposizione per familiari, amici ed attività extra lavorative. Ecco perché, dopo alcuni studi, l’Islanda ha deciso di cambiare rotta e ridurre l’orario di lavoro per migliorare la produttività e rendere le persone essenzialmente più felici. L’ottimismo islandese si prefigge anche di diffondere questo modello verso altre nazioni che non hanno ancora avuto un’idea simile sulla riduzione del lavoro che, nonostante gli orari diminuiti, non intacca la produttività, bensì la migliora. La produttività di lavorare meno Sembra che questo shift nelle ore lavorative abbia portato diversi benefici ai lavoratori, considerando che molti problemi di stress, straordinari e disconnessioni dagli amici e dalla famiglia sono diminuiti. Inoltre, la produttività sembra non essere diminuita, bensì in molti casi è aumentata, nonostante le ore di lavoro fossero minori. Il governo ha permesso ai cittadini di scegliere tra un 9-to-5 ed il nuovo modello ridotto. Sembra che in conseguenza di questo nuovo modello più dell’80% degli islandesi abbia prediletto un lavoro di 4 giorni a settimana con 5-6 ore al giorno. Paradossalmente, sembra che l’Islanda sia molto più produttiva di molti paesi europei, nonostante questa scelta nell’orario di lavoro. La mancanza di produzione a volte necessita più tempo, ma questo porta a una stanchezza ulteriore, cosa che porta preoccupazioni e nervosismi indesiderati. La teoria del cambiamento di orario si basa principalmente proprio sulla questione del “burnout” causato dal lavoro. Sembrerebbe che questo sia la vera causa della non produttività. Si spera che anche questa teoria venga adattata anche in altre nazioni, considerando i benefici che sta portando a tutto il paese islandese. Meno ore di lavoro, più produttività Le ore di lavoro sono diminuite, ma sono cambiati tanti metodi di lavoro per far sì che tutto si comprimesse in sole 5 o 6 ore e all’interno di 4 giorni. La durata delle riunioni è stata dimezzata, così come la rivalutazione di alcuni processi lavorativi ridondanti che, a lungo andare, risultavano deleteri. Il focus è stato spostato quasi completamente sulla performance di lavoro e non sulla durata. Tutto è diventato molto più flessibile e molte routine sono state abolite. Nonostante uno spavento iniziale da parte di molti lavoratori (che si sono allarmati per lo “spezzare” di catene di lavoro ritenute fondamentali), la produttività è aumentata e i soldi ricevuti sono rimasti gli stessi. La cosa più importante riguarda i lavoratori stessi: è stata innalzata la qualità della salute e della vita dei lavoratori. Avendo più tempo per fare esercizio e stare con familiari e amici, la felicità generale è aumentata e anche il rilassamento personale spesso mancato a causa di orari estenuanti e faticosi. Da sempre l’essere umano ha cercato di fare di più lavorando di meno. Il famigerato “nine-to-five” ha convissuto (e convive) fino ad ora in molti paesi nel mondo, ma elementi tecnologici come la condivisione di file, la comunicazione istantanea e, in generale, Internet, ci stanno permettendo di ridurre un sacco di tempo di lavoro. l’Islanda è il primo paese ad avere questo tipo di mentalità, ma è probabile che ci vogliano ancora un po’ di anni (se non decenni) per fare un cambiamento globale e ridurre gli orari lavorativi ad un livello umano. L’esempio islandese è senz’altro un buon inizio per cominciare a cambiare idea.

Fonte: https://www.ebuyers.it/