ILVA: un accordo a vantaggio di chi? La vicenda ILVA segna un altro capitolo del sistematico disfacimento del capitalismo monopolistico italiano, che perde settori e stabilimenti strategici, i qual...

ILVA: un accordo a vantaggio di chi?

Italia postato da piattaforma comunista || 5 anni fa

ILVA: un accordo a vantaggio di chi?

La vicenda ILVA segna un altro capitolo del sistematico disfacimento del capitalismo monopolistico italiano, che perde settori e stabilimenti strategici, i quali finiscono nelle mani di gruppi stranieri.

Avanzano la colonizzazione finanziaria e industriale, il declino economico e culturale. Le decisioni che contano sono prese all’estero. L’imperialismo italiano, media potenza regionale, scivola sempre più in basso.

La borghesia italiana, corrotta, fradicia e responsabile della situazione, è in ritirata su tutti i fronti; dopo aver saccheggiato e rovinato il paese, lo porta al disastro.

La piccola borghesia non può far altro che accelerare su questo piano inclinato, scandendo slogan tanto roboanti quanto demagogici e falsi. Di fatto segue la non-politica industriale del PD e Forza Italia, in peggio. Non può invertire il corso delle cose perché, come ha dichiarato l’ultrareazionario Salvini, “la proprietà privata è sacra”.

E’ in questo quadro che dev’essere valutato “l’accordo ILVA” sbandierato da tutti come un successo, ricordando che ad ArcelorMittal non interessano la sorte e i diritti degli operai, bensì il massimo profitto e le quote di produzione per ottenerlo.

A leggere bene “il miglior accordo ambientale e sindacale possibile” (Di Maio):

- si perdono migliaia di posti di lavoro, in una realtà come quella meridionale dove la disoccupazione è al 20%;

- il  recupero degli operai che nel 2023 non saranno ancora esodati sarà deciso e gestito in modo unilaterale dalla multinazionale e subordinato a diverse condizioni;

- non vi è alcuna garanzia che gli operai dell’ILVA e dell’indotto verranno assunti a tempo indeterminato e con le stesse condizioni salariali e normative;

- i posti di lavoro “salvati” saranno pagati dagli operai “fortunati” in termini di maggior sfruttamento per garantire il volume di produzione e la produttività imposta dall’azienda, rimanendo sotto il ricatto del licenziamento senza giustificato motivo convalidato dal “decreto dignità”;

- la questione ambientale rimane irrisolta, sia per gli operai sia per la popolazione tarantina.

Dunque è un accordo che fa comodo ad ArcelorMittal che potrà estorcere montagne di plusvalore dagli operai nei prossimi anni mantenendo le mani libere. Che valore hanno gli impegni di un monopolio che agisce in un settore caratterizzato da sovrapproduzione cronica? Quali garanzie hanno gli operai e i cittadini? Nessuna.

I vertici di Fiom, Fim e Uilm hanno utilizzato l’accordo per riproporre la concertazione con un governo populista che punta invece alla “disintermediazione”. Landini e Re David enfatizzano il “ruolo decisivo” del governo, lo stesso che poco tempo fa ha reintrodotto i voucher.

I burocrati di USB lo hanno appoggiato invece per integrarsi fra i sindacati di regime, rinnegando la loro parola d’ordine della nazionalizzazione e facendo credere che la multinazionale ha ceduto sulla base delle chiacchiere.

La verità è che un accordo raggiunto mantenendo gli operai passivi, senza una lotta degna di questo nome, è un accordo che non porterà nulla di buono.

La vicenda ILVA dimostra una volta di più che la dittatura del capitale monopolistico viene esercitata - nelle fabbriche e in tutti luoghi di produzione dove esistono proletari sfruttati e immiseriti - mediante uno sfruttamento più intenso e un comando sul lavoro sempre più duro e oppressivo.

A livello politico essa viene esercitata attraverso le molteplici istituzioni (governi borghesi e piccolo borghesi del più vario colore, Presidenza della Repubblica, Parlamento, ecc.) che esercitano i poteri a loro conferiti dall'attuale Costituzione borghese.

I vertici e i burocrati sindacali, così come tutti gli opportunisti e i revisionisti, con la loro politica collaborazionista, di concessioni e di inganni, sono i puntelli della dittatura del grande capitale.

Perché tutto ciò cambi, per salvaguardare il lavoro, il salario e i diritti operai, per farla finita con lo sfruttamento e le ingiustizie di classe, la soluzione non sta nell’affidarsi ai “buoni propositi” e alle promesse dei monopoli, o al meglio, alla nazionalizzazione delle aziende da parte dello Stato borghese, di cui in passato abbiamo visto i risultati. L’operaio impiegato dal padrone privato o pubblico, italiano o straniero che sia, è sempre e comunque uno sfruttato!

Esiste un solo mezzo effettivo: la rivoluzione proletaria che, in totale rottura con l'attuale sistema borghese, metta il potere nelle mani della classe operaia in modo che essa, espropriati i detentori del capitale, eserciti la sua dittatura e realizzi la socializzazione socialista dei mezzi di produzione e di scambio.

Oggi il Fronte unico anticapitalista, per la difesa intransigente degli interessi e dei diritti degli sfruttati, è la via per la ripresa del conflitto di classe, e l’organizzazione degli operai d’avanguardia in Partito rivoluzionario e indipendente è la garanzia per dirigere questa lotta verso i suoi scopi immediati e storici.

9 settembre 2018

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

www.piattaformacomunista.com 

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