Aldilà dei risultati annunciati, ma non ancora certificati, il dato più evidente alla fine del vertice delle sette economie avanzate, che si è svolto in Francia, è la volontà del presidente france...

Estero postato da monitoreinter || 4 anni fa

Aldilà dei risultati annunciati, ma non ancora certificati, il dato più evidente alla fine del vertice delle sette economie avanzate, che si è svolto in Francia, è la volontà del presidente francese di trovare un ruolo più rilevante sulla scena internazionale. I progressi su questioni fondamentali per la stabilità mondiale, Iran, rapporti con la Cina e questione dei dazi commerciali, per ora non hanno molto di effettivo: il lato positivo è che si sia avviata una discussione su temi che erano colpiti, principalmente, dall’ostracismo degli Stati Uniti. La disponibilità mostrata dal presidente Trump, non deve però ingannare: l’inquilino della Casa Bianca ha ormai abituato la platea internazionale a repentini cambi di direzione, grazie ad una strategia basata sull’improvvisazione, neppure tanto chiara ai componenti del suo governo. Probabilmente lo scenario francese ha stimolato il presidente amerciano ad una certa accondiscendenza, favorita dall’atteggiamento del padrone di casa, ben disposto a giocare su più tavoli per tentare di ristabilire un ruolo francese non allineato, ma in realtà interpretato a sostegno del più importante opsite americano. Non si capiscono mlto le intenzioni del presidente francese: se guadagnare una leadership in Europa, sfruttando la concomitante discesa della cancelliera Merkel o se riguadagnare i favori degli USA, dopo un periodo difficile delle relazioni bilaterali. Certamente lo schema che guida l’azione di Macron è quello ispirato ad una politica estera non allineata (favorita dal progressivo sganciamento americano da nazione guida dell’occidente) ma in grado, attraverso il dialogo con ogni attore internazionale, di trovare soluzioni globali. Il tutto in un quadro generale che faccia riferimento ai valori europei; come si vede un programma di politica estera non da media potenza, ma da soggetto capace di esercitare un ruolo di guida in Europa. La questione è che la Francia, da sola non può essere in grado di esercitare questo ruolo, senza il supporto dell’Unione Europea. Per avere questo ruolo di rilievo è necessario portare risultati tangibili e non programmi ambiziosi.  Certamente riportare la questione iraniana all’attenzione della politica statunitense è un primo risultato apprezzabilee la disponibilità di Trump, se sincera, di vedere il presidente iraniano rappresenta lo sblocco di un problema di ordine mondiale. L’Iran ha già chiesto di ritirare le sanzioni, ma Trump, ed anche il presidente francese si aspettano, almeno, il ritorno alle condizioni di Vienna da parte di Teheran. Avere creato comunque le condizioni per la ripresa del dialogo è già un primo risultato, che però Macron deve anche all’atteggiamento dell’Unione Europea, ma anche di Cina e Russia, di non seguire gli Stati Uniti sul ritiro unilaterale dei trattato. Bisogna anche ricordare che, aldilà della disponibilità di Trump, gli USA inseguono altri obiettivi, oltre ad impedire che l’Iran diventi una potenza nucleare e, cioè, vogliono che Teheran non intervenga in Siria, Libano e Yemen. Su questi punti sarà più difficle ottenere un dialogo, perchè l’Iran considera questi obiettivi americani una sorta di ingerenza alla propria politica estera, che provengono, non tanto da interessi strategici americani, ma da esplicite richieste di Arabia Saudita ed Israele. Ma queste richieste non riguardano il presidente francese, che le tiene ben distinte dalla questione del nucleare iraniano, che è l’argomento centrale per Parigi.  Occorre anche considerare una ulteriore ragione, che possa spiegare l’attivismo del presidente francese: l’impressione è che Macron cerchi di recuperare con l’azione internazionale il consenso perduto con la sua azione di governo in Francia. Richiamare la grandeur francese ha sempre un certo effetto popolare e può servire per riguadagnare posizioni all’interno dell’elettorato francese, sopratutto se l’azione di politica estera si compie lontano dall’autunno, quando le questioni economiche interne saranno di nuovo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica francese. Se Macron aspira ad un ruolo di guida in Europa dovrà preoccuparsi di rilanciare le istituzioni europee attraverso politiche redistributive incentrate sul lavoro e sull’occupazione, lontano dalle ricette liberiste che gli sono gradite: solo così potrà aspirare ad un ruolo di leader in ambito europeo, sempre che sia confermato anche nel suo paese.  

 

Fonte: https://monitoreinternazionale.blogspot.com/2019/08/il-presidente-francese-cerca-la.html