L’Agenzia delle Entrate ha reso noti i dati del mercato immobiliare relativi al primo trimestre 2014, ed è giusto che i confronti con lo stesso periodo 2013 suscitino un cauto ottimismo nel settore.

Italia postato da stampalt || 9 anni fa

L’Agenzia delle Entrate ha reso noti i dati del mercato immobiliare relativi al primo trimestre 2014, ed è giusto che i confronti con lo stesso periodo 2013 suscitino un cauto ottimismo nel settore.
Rispetto al primo trimestre dello scorso il ramo immobiliare cresce dell’1,6%, di certo una crescita non esorbitante ma è importante che il trend, sempre negativo degli ultimi anni, cambi segno e diventi un valore sopra lo 0.
Il contemporaneo calo dei prezzi anche in questo trimestre (fenomeno costante in atto, seppure in modo lievissimo, da ormai 2 anni) può essere una delle ragioni di questa corrispettiva crescita nelle compravendite.

Infatti il -4,6% dei prezzi relativi allo stesso periodo del 2013 è un dato pesante che può aver spostato l’ago della bilancia sulla scelta degli acquisti.

I canali principali che hanno trascinato la crescita dell’1,6%, come detto, sono quello commerciale ed edilizio, entrambi oltre il 4% annuo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

E’ il centro Italia a dare lo scossone più forte a questa ripresa, con il Nord a tenere ed il Sud a far registrare un leggero calo, seppur contenuto rispetto a ciò a cui eravamo abituati a vedere negli ultimi anni.

Molto interessante è inoltre il dato delle 8 città più popolate d’Italia, che congiuntamente, annotano un incremento del 10,2% sullo scorso anno: ciò è sinonimo di una rinnovata voglia di investire per necessità e non sul mattone, soprattutto nei grandi centri dove il lavoro è il nucleo portante della società abitante.
Bologna, Genova e Roma detengono lo scettro assoluto, con un dato spaventosamente positivo con quasi il 30% per il capoluogo emiliano, e abbondantemente oltre il 20 per la storica città portuale e per la Capitale.

Unici 2 segni rossi per Palermo e Napoli: se la prima è sostanzialmente alla pari (-1%), e la città partenopea a far preoccupare con il suo -25,3% dopo aver fatto registrare solo 3 mesi un negativissimo -42,8% nell’ultimo trimestre 2013.
Gli esperti del settore però, guardano sotto una luce diversa il dato campano: le dismissioni del patrimonio pubblico del 2013 hanno influenzato i dati relativi all’anno passato in peso tale da far registrare questi picchi negativi. Ciò vorrà dire che ci si dovranno aspettare altre benchmark poco invitanti per Napoli e provincia. Stesso scenario, senza scusanti sul 2013 però, lo vive il settore terziario, in costante perdita da 2 anni e mezzo, e sembra che l’andamento non sia destinato a cambiare. Le attività complementari e di servizio, grande boom negli anni passati, mostrano anche nei dati sulle compravendite di immobili una fragilità strutturale che non può essere diversamente commentata.
Come il settore residenziale, anche quello commerciale mette il segno più, confermando una maggiore fiducia rispetto alla pesante crisi dal quale il paese sembra, pian piano, stia uscendo.
La cartina di tornasole sarà e dovrà per forza di cose essere la valutazione dei dati del secondo quarter che verrà diramata nel corso del mese di settembre.
Come avrebbero detto i combattenti del passato: per ora è vinta solo la battaglia, per conquistare la guerra il cammino è ancora lungo. Vedremo il secondo trimestre cosa ci riserverà.

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