Le sei dimensioni della finanza personale prese in esame in modo congiunto dall’IBF sono: asset e investimenti di lungo termine, reddito, risparmio, bollette e pagamenti, debito a breve termine, debito...

Economia postato da martinacorsini || 10 anni fa

L’IBF, ossia l’indice di Benessere Finanziario ING DIRECT, è un indicatore sintetico che tende a misurare la percezione del benessere economico delle famiglie italiane  a partire da sei dimensioni della finanza personale. L’analisi evidenzia come oggi le famiglie risultano pessimiste circa il loro futuro finanziario.

Le sei dimensioni della finanza personale prese in esame in modo congiunto dall’IBF sono: asset e investimenti di lungo termine, reddito, risparmio, bollette e pagamenti, debito a breve termine, debito a lungo termine. L’indice viene calcolato su una scala da 0 a 100 per misurare il comfort delle famiglie con le finanze personali, dove 100 rappresenta il massimo comfort, 50 =medio comfort, 0 = massimo disagio. La rilevazione dell’indice è eseguita trimestralmente da GFK su un  campione di 1000 individui ed un universo di bancarizzati con più di 18 anni.

Il Periodo relativo all’ultima rilevazione è marzo 2013 e i dati sono raccolti attraverso interviste personale faccia a faccia  e domiciliari con l’ausilio del personal computer, metodologia CAPI (computer assisted personal interview). Nel grafico sottostante riportiamo la variazione dell’indice da marzo 2011, 46,5, ad oggi 40,8.

A livello geografico si posiziona in controtendenza solo il Nord Ovest, in cui è generalmente locato il motore economico delle imprese.

 

I ricercatori si spiegano un incremento di 6,3 punti di IBF in soli tre mesi, da 41,5 a 47,8, come una possibile risposta fiduciosa alla promessa inerente lo sblocco dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione che porterebbe nuova liquidità sui mercati. In diminuzione gli indici sia al Sud Italia, 33,3 punti, che nel  Nord-Est,41,7, e nel Centro, 39,5, tutte perdite di fiducia considerevoli rispetto alla rilevazione precedente di dicembre 2012.

L’ultimo grafico che verrà mostrato riguarda, nel dettaglio, va variazione delle sei dimensioni analizzate per comporre l’indice, l’unico segnale positivo, vuoi anche per la relativa quiete nei mercati finanziari internazionali, è quello inerente il campo degli investimenti. Gli studiosi sostengono che questa quiete sui mercati potrebbe aver dato la giusta serenità agli investitori.

 

Diminuisce invece IBF sui risparmi che subisce un netto calo da 40 a 37,5  e L’IBF sui redditi che cala passando da 43 a 41,8. Le due dimensioni sembrerebbero essere correlate tra di loro, più reddito a disposizione delle famiglie, maggiore propensione al risparmio, meno liquidità meno accantonamento per il futuro. I dati purtroppo non stupiscono visti gli alti livelli di disoccupazione o cassaintegrazione registrati negli ultimi mesi, così come, dall’Osservatorio Supermoney, emerge che in media un italiano su cinque ha sul proprio conto meno di 1000 euro, nulla se si considera che un piccolo imprevisto, non programmato nel budget famigliare, potrebbe fare cadere la famiglia in povertà. I redditi bassi degli italiani sono inoltre confermati dai dati diffusi dalla BCE che ci posiziona tra gli ultimi posti in Europa ( 9 posto su 15) per livello di reddito percepito.

In calo ma ancora superiore alla media generale l’IBF per i debiti a breve termine, da 58,3 di dicembre 2012 a 54 punti di marzo 2013, generalmente si tratta dell’utilizzo delle carte di credito. La maggiore consapevolezza finanziaria delle famiglie sulle forti ristrettezze economiche e lo scarso ottimismo per il futuro, porta quest’ultime a ridurre gli acquisti effettuati con il pagamento differito nel tempo. La preoccupazione di non arrivare a fine mese sta colpendo anche gli utilizzatori abituali di carta di credito a danno della propensione al consumo

Ripresa , molto modesta, per quanto riguarda l’IBF per i debiti a lungo termine, rappresentati dal mutuo, che si attesta sui 39,3 rispetto ai 38,8 punti di dicembre scorso.

 

Per quanto concerne l’età a marzo 2013 i giovani, 18-34 anni, risultano essere i più pessimisti, indice raggiunge il minimo storico attestandosi a 37,8 rispetto a 48,5 della primavera del 2011. I più positivi, sempre a detta dello studio, paiono invece gli over 55, forse sono quelle persone che sono riuscite, nel passato, a mettere da parte qualcosa che permette loro di pensare con maggiore serenità al futuro.

Fonte: http://www.gianpaololuzzi.it/?p=2840