Storyframe – Notte in luce è la prima web series fotografica illustrata, a puntate, realizzata in Italia, con il compito di “raccontare la luce” non solo ad appassionati di arti visive e illuminotecnica...

Cinema postato da HEAD STUDIO RECORDS || 10 anni fa

Luca Janovitz, ideatore del nuovo format presentato sotto forma di “Web Series Fotografica Illustrata a puntate” intervista Leonardo Baldini autore della collana editoriale StoryFrame con il quale ha realizzato StoryFrame - Notte in luce per la societàd i distribuzione di materiale elettrico MEF. Un progetto che ha riscontrato un grande successo di pubblico aprendo le frontiere a un nuovo modo di comunicare.

 

StoryFrame, Storie Fotografiche Illustrate, prima di essere una web series è un progetto editoriale. Qual è la sua storia?

StoryFrame, come idea, nasce nel 2007, periodo nel quale avevo un pensiero fisso, quello di realizzare un progetto fotografico che andasse al di là della fotografia stessa e che potesse attingere al mio passato di illustratore. Inoltre ho sempre amato il cinema e in particolare la cinematografia, come certi direttori della fotografia riuscissero a giocare col tempo filmico, creando con luci e colori delle atmosfere a volte crescenti, a volte contrastanti che si sviluppavano nella storia, cosa impossibile da fare in fotografia nella quale il fattore “tempo” si riduce ad un solo istante.

Un giorno sfogliavo un vecchio fotoromanzo degli anni ’50, non mi ero mai soffermato su questo genere fotografico prima di quel momento. La mia testa cominciò a ragionare sul come questo format non avesse fascino su uno come me appassionato di fotografia e di fumetto. Doveva essere amore, non il contrario!

E realizzai che erano le immagini scadenti, le nuvolette “appiccicate” gremite di parole e le pose insulse che rovinavano il tutto, ma il potenziale c’era, eccome!

Fu in quel momento che decisi di provare a realizzare una mia storia fotografica, abolendo le nuvolette, le immagini grossolane, sostituendole con altre il più possibile di qualità, arricchendole con una postproduzione che rendesse omaggio al mio passato d’illustratore. E poi c’era molto altro: finalmente potevo creare una storia, calarmi nel ruolo del regista e allo stesso tempo del direttore della fotografia, mettendo finalmente a frutto le tecniche tanto viste e studiate sulla luce e sul colore all’interno di una storia. Già, perché ora avevo anche il “fattore tempo”!

Nasce così StoryFrame, e la sua prima storia, risalente al 2008, poi il progetto ha avuto una forte battuta d’arresto a causa del poco tempo a disposizione e delle molte risorse (umane ed economiche) che richiede realizzare un racconto fotografico di una determinata qualità, Nel 2011 ho deciso che era venuto il momento di cimentarsi in un nuovo StoryFrame ed è nato il colossale “Anime gemelle”, che ha richiesto quasi un anno di lavoro, ma mi ha permesso di trovare una casa editrice (Tagete Edizioni) e far conoscere questo progetto a moltissime persone.

Infine giungiamo nel 2013 dove, finalmente, StoryFrame trova un’azienda che crede nelle sue potenzialità e non si fa spaventare dalla complessa produzione, così nasce “Notte in luce”, il progetto curato per Mef, che dà vita al terzo volume della collana.

 

Di per sé il progetto StoryFrame è un nuovo concetto che si affaccia nel panorama artistico italiano in cosa consiste la sua innovazione?

L’innovazione sta nel linguaggio. Il genere del fotoromanzo è stato affrontato in maniere diverse da moltissimi fotografi, ma credo che pochissimi di loro avessero maturato una certa esperienza con la pittura o con i comics, e non parlo di andare a vedere mostre o leggere fumetti, ma di cimentarsi proprio nella loro realizzazione, o magari non hanno mai diretto la fotografia di una scena in movimento, o fatto un editing di una scena di azione per poi postprodurla con un criterio di montaggio cinematografico.

In StoryFrame fotografia, illustrazione, cinema e fumetto coesistono in maniera simbiotica e complementare, se un elemento non funziona si trascina dietro tutti gli altri. So che a prima vista può sembrare eccessivo dover curare e tenere sempre presenti tutti gli aspetti, ma è il mio obiettivo. StoryFrame è stato studiato per essere il risultato di una mente unica, come opera finale di un solo artista, non per eccesso di protagonismo, ma semplicemente perché solo così secondo me si riesce ad avere coerenza e compattezza artistica in tutto il lavoro.

 

Innovazione nel linguaggio, nella tecnica e innovazione nel modo in cui viene distribuito il suo progetto sotto forma di Web Series Fotografica. Da fotografo professionista cosa si aspetta da questa nuova frontiera?

Visti i tempi e gli smodati costi di stampa di un libro fotografo di qualità, non nascondo l’incredibile interesse che ha destato in me fin dal primo momento che Luca Janovitz mi ha proposto questa cosa. Per dire la verità il formato digitale di StoryFrame è sempre stato preso in considerazione fin dal principio, tant’è vero che assieme al libro è uscita anche la App per iPad, ma il concetto di web series, a puntate, per chiunque possegga un computer, devo dire che è molto stimolante, e penso che avrà un’ottima risposta di pubblico.

 

Quali sono i pro e i contro del formato digitale rispetto a quello cartaceo nella sua opera?

Sicuramente i tempi e i costi ridotti a zero, inoltre il formato digitale permette di avere una diffusione e una visibilità altamente improbabile da ottenere con un volume cartaceo. Al di là di questi aspetti però devo dire che StoryFrame, come progetto legato all’illustrazione e al fumetto, ha un rapporto quasi indissolubile con la carta, con il gesto dello sfogliare, con la totale immersione che solo un libro stampato può dare.

Penso e credo fermamente che le due versione debbano coesistere, perché complementari, dopotutto il formato digitale può presentare problemi talvolta, come il “fattore schermo” per esempio: ogni utente vede le mie immagini attraverso un schermo diverso, per marca, calibrazione, luminosità, colori e contrasto, pensando di vedere le immagini nella loro originale versione, ma non è così.

C’è un aspetto di StoryFrame che si sposa bene con le due differenti versioni in realtà, ed è un aspetto che è intrinseco nel progetto stesso, che accomuna la voracità del web con la tranquillità spirituale del mondo dei puristi della carta. Quello che voglio dire è che il mio racconto fotografico è pura immagine, dove il ritmo è dato dalla sola quantità di fotografie in una pagina o al limite dalla loro complessità di lettura, quindi, se un lettore vuole, può “divorare” una storia di cento pagine in cinque minuti, ma se invece una persona vuole godere appieno delle immagini e dei particolari, quei cinque minuti possono diventare delle ore! E’ il lettore a decidere, a seconda della sua personalità, il modo di “leggere” StoryFrame. E’ un po’ come avere un fast food e uno slow food a disposizione simultaneamente, con la differenza che dopo aver “divorato” uno StoryFrame, puoi ricominciare da capo quante volte vuoi per riassaporare ogni immagine e ogni particolare della storia.

 

MEF, la società di distribuzione di materiale elettrico per la quale ha realizzato Notte in Luce, ha sposato in pieno il suo progetto. Per un prodotto di valenza artistica come StoryFrame cosa ha rappresentato lavorare per un’azienda commerciale come MEF.

StoryFrame è un prodotto prettamente artistico, che vive di condizioni imprescindibili per poter funzionare nel suo insieme, un committente, chiunque esso sia, deve capire da subito questa cosa, e accettarla non come ostacolo, ma come tipologia di linguaggio, perché sarà il primo a beneficiarne.

Mef ha capito subito questa cosa e mi hanno dato carta bianca. Anzi, intelligentemente, si sono spinti anche oltre, eliminando addirittura un plausibile pruduct placement perché volevano far passare l’essenza dei loro prodotti, non i prodotti stessi.

La prova definitiva che non hanno voluto operazioni commerciali all’interno del volume? La più eclatante: “Notte in luce” è entrato a far parte della collana di StoryFrame come terzo volume con il titolo “In luce” proprio per rendere omaggio a questa azienda che più che finanziare un libro fotografico, ha capito per prima la vera anima di StoryFrame e le sue incredibili potenzialità commerciali.

 

Eleonora Cappelletti e Gabriele Giaffreda sono i due protagonisti di questa serie. Entrambi bravissimi attori di teatro e cinema. Quando realizza uno StoryFrame si sente più fotografo o regista?

Entrambi, in eguale misura ma in tempi diversi. Il mio compito è quello di fare necessariamente il regista con gli attori per poi calarmi nella parte di fotografo dietro la fotocamera, però con la mente che nel frattempo ragiona come un fumettista ma con un occhio sempre alla tecnica per non rendermi impossibile la postproduzione. E’ un processo difficile e spesso stressante, ma è l’unico modo per arrivare al risultato finale.

Gli attori si aspettano di essere diretti, ancora più che nel cinema, perché in una storia fotografica l’espressione di un istante è fondamentale, o c’è o non c’è, o funziona o non funziona, non ci sono vie di mezzo e gli attori devono essere coscienti di questo, nel nostro caso non si ”taglia” gli ultimi sei secondi perché l’attrice ha perso l’espressione.

Eleonora e Gabriele sono stati superbi e hanno dato il massimo, e si vede; sono soddisfatto del risultato.

Sono convinto che è una bella scuola per un attore, insegna a gestire meglio la loro espressività, è stata un’opinione comune di tutti quelli che hanno partecipato ai miei StoryFrame.

 

Spesso molti amanti della fotografia sono contrari alle elaborazioni in postproduzione, qui abbiamo molto di più che un fotoritocco, pensa che il suo modo di lavorare possa finire nel mirino dei puristi?

Personalmente ritengo che la fotografia sia una fantastica arte dove ognuno è libero di esprimersi come vuole, nei limiti dell’uso che poi deve essere fatto delle immagini ovviamente: un fotoreporter di guerra non può certo avere la stessa libertà di portproduzione di un fotografo di moda. Inoltre i software di postproduzione richiedono una certa tecnica ed esperienza, quasi sempre legate a delle nozioni di pittura che troppo spesso vengono ignorate. La postproduzione purtroppo non è sempre sinonimo di miglioramento dell’immagine.

Ad ogni modo StoryFrame non vive solo fotografia, è il mezzo principale di espressione, ma è al servizio di tutto il resto per creare un opera unica dove tutto si fonde armonicamente. Non ritengo che qualcuno leggendo uno dei miei volumi si domandi se l’immagine che sta guardando è quella che realmente ho scattato, penso venga automatico domandarsi invece qual è il grado di postproduzione che c’è dietro.

E’ palese la cura di editing ed elaborazione digitale che c’è dietro ogni immagine di uno StoryFrame, è un opera che va accettata per quella che è, così come tutte le opere visive particolari.

 

Ha fatto uso di elaborazioni particolari per lo StoryFrame creato per Mef?

Sì, molto più che negli altri. In questo StoryFrame il mio compito era quello di rappresentare la Luce e quello che volevo che il lettore vedesse non era certo una luce comune, ma LA Luce.

E le scene che avevo in mente semplicemente non potevano essere scattate dal vivo, tecnicamente erano contro le leggi della fisica e della meccanica di una macchina fotografica, l’unica soluzione era la postproduzione, e così ho fatto, con la solita libertà che avrebbe un disegnatore per il suo fumetto, questo è StoryFrame! Così ho potuto creare una ragazza che viene folgorata da un fulmine sotto la pioggia, un braccio luminoso come fosse in parte luce pura, una notte piena di dettagli perché scattata di giorno e trasformata in notte stellata in postproduzione, ed infine ho potuto rappresentare la Luce fisicamente come un essere luminoso, dalle forme di donna e di farfalla, esattamente come la concepivo nella mia testa.

Chiunque mastichi un po’ di fotografia, purista e non, converrà che in queste scene si fa ben poco con la sola macchina fotografica.

 

StoryFrame ha molte limitazioni rispetto al cinema e al fumetto, come si comporta di fronte a enormi mancanze come l’uso della parola o della musica?

StoryFrame ha un equilibrio molto più delicato di un film che ha molti più elementi per comunicare con lo spettatore come la musica, i movimenti, i suoni, il fumetto invece può “scrivere” letteralmente gli stati d’animo oltre che alle parole e ai suoni, sicuramente sono dei vantaggi enormi rispetto a farne a meno, ma fin dall’inizio ho accettato questa sfida come “caratteristica” di StoryFrame: ero convinto che fosse possibile raccontare una storia solo ed unicamente con le immagini, comunicando con movimenti, espressioni, luce e colore, ed è incredibile quante cose è possibile far capire ad un lettore con solo queste armi a disposizione, ma soprattutto è incredibile come sia possibile stimolare la mente di un lettore solo con questi elementi. Hai la facoltà di lasciare le cose nell’aria, senza dare una definizione netta e precisa, lasciando che il lettore s’immagini cosa significhino certe scene o certe azioni, per poi fargli capire che aveva visto giusto o al contrario per fargli costatare che non era quello che pensava.

E’ un tipo di lettura molto emozionale e spesso estremamente personale, interiore, e sono convinto che la propria interpretazione renda la lettura più appassionante.

Dopotutto quando leggiamo un libro ognuno di noi si immagina le scene che sta leggendo, non vedo perché debba essere un handicap immaginare le parole guardando delle immagini.

 

Sappiamo che StoryFrame è appena all’inizio del suo percorso creativo, ci sono nuovi progetti per questa collana editoriale?

Certo, in realtà ce ne sono molti, alcuni a breve, altri a lungo termine. Il più imminente è un progetto al quale tengo molto, da anni collaboro con una cooperativa sociale, Matrix, che si occupa di ragazzi disabili, e mi hanno più volte espresso il desiderio di realizzare uno StoryFrame per sensibilizzare le persone e fare una raccolta fondi. Il progetto è fantastico e pronto a partire, al momento stiamo cercando gli sponsor per coprire le spese che non sono poche. Non posso dire molto di più per ora, ma posso anticiparvi che per darci una mano saranno presenti nella storia svariati personaggi simpaticamente conosciuti…

 

Ufficio stampa
HSR 

 

Fonte: http://www.notteinluce.com