A pochi metri da ciò che resta degli antichi ruderi di Porta Furcillensis , lungo la strada a forma di Y che ne contaddistingue lo sviluppo urbano.......

visita guidata Napoli 9 dicembre 2017 I Peccati delle Monache di Sant'Arcangelo

Turismo postato da conoscenza || 6 anni fa

SABATO  9 DICEMBRE 2017

 

I PECCATI DELLE MONACHE DI SANT’ARCANGELO A BAIANO.

 

 

A pochi metri da ciò che resta degli antichi ruderi di Porta Furcillensis , lungo la strada a forma di Y che ne contaddistingue lo sviluppo urbano dove, in epoca greco-romana vide il proliferarsi di scuole pitagoriche e delle dottrine esoteriche connesse è situato, l’antico monastero di Santa’Arcangelo a Baiano. Le origini secondo le cronache storiche sembrano risalire al VI secolo Dopo Cristo quando alcuni monaci edificarono un sacello su ciò che rimaneva di un tempio pagano dedicando, la struttura a Santi Arcangelo e Pietro. Nel 593 l’abate Teodosio vi aggiunse la dizione “a Baiano” poiché la zona circostante era abitata da una nobile famiglia di baiani appartenenti al Sedile di Forcella. Nellla seconda metà del 1200 a seguito, di cospicue donazioni da parte di nobili Rè Carlo I D’Angiò fece edificarvi anche un convento annesso. Alcune cronache riferiscono, che tra le antiche mura del monastero  si ritirò Maria D’Angiò figlia di Roberto e addirittura pare che abbia soggiornato anche Maria D’Aquino meglio conosciuta con l’appellativo di Fiammetta, amata dal Boccaccio che nomina il plesso ecclesiastico anche in un sonetto del Filocolo ossia fatica d’amore. Ma nel XVI secolo, l’intera struttura ecclesiastica divenne centro di corruzione morale perpetrata dalle giovani monache che conducevano una vita tutt’altro che austera abbandonandosi a vizi lussuriosi praticando persino riti orgianistici con giovani della nobiltà partenopea ed all’interno delle proprie mura si consumarono anche alcuni efferati omicidi. Ciò non passò inosservato agli occhi della curia che ne ordinò la chiusura trasferendo, la maggior parte delle monache al vicino convento di San Gregorio Armeno, mentre ad altre furono riservate pene ben più severe ed addirittura la morte da parte del tribunale dell’inquisizione. Ebbene, la nostra passegiata avrà inizio da Piazza Calenda un tempo detta porta Furcillensis ossia la porta di accesso alla città dal sedile di Forcella. Illustreremo ciò che resta della antica porta conosciuta nel gergo popolare con l’appellativo di ‘o cippo a furcella”, spiegheremo la planimetria urbanistica di com’era la zona in epoca greco-romana per poi dirigersi alla volta di via Sant’Arcangelo a Baiano dove visioneremo e spiegheremo seppur esternamente, ciò che resta dell’antico monastero ormai ridotto a rudere fatiscente.  Ci soffermeremo inoltre a descrivere la figura e la storia personale  di alcune giovani monache che furono considerate l’emblema della perdizione e degenerazione del plesso ecclesiastico. Giulia Caracciolo, Chiara Frezza, Eufrasia d’Alessandro, Agnese Arcamone. Giovani fanciulle appartenenti alla nobiltà partenopea, poco più che adolescenti strappate alla gioie della vita da potestà genitoriale come era allora usanza tra nobili e costrette, a condurre una esistenza austera fatta esclusivamente di preghiere e meditazioni. Le punizioni inflitte dal tribunalle dell’Inquisizione per la loro dissolutezza furono orrende e secondo leggende popolari, sembra che i loro fantasmi alberghino ed aleggino ancora tra le antiche mura del convento. Ci sposteremo poi nella vicina chiesa di San Giorgio Maggiore con la visione e spiegazione della stessa nonché del dipinto nascosto di Aniello Falcone. Il tour si concluderà presso il bar caffè del Duomo con un delizioso caffè.

 

Durata del tour 1 h ½

 

Appuntamento ore 10.30 davanti teatro Trianon in piazza Calenda.

 

Quota di partecipazione a persona comprensivo di caffè

€ 8

  Prenotazione entro e non oltre il 7 Dicembre contattando esclusivamente i seguenti recapiti:

 

cell 3405365852

whatsapp 3317100447

 

In ambedue i casi rilasciare il proprio nominativo, numero di cellulare e numero di partecipanti.

 

 

 

A cura dell’associazione culturale Antarecs