Si allontana ulteriormente il possibile ingresso della Turchia in Europa. Le parole del presidente della Commissione europea, Juncker, probabilmente, mettono fine al progetto di Ankara di entrare...

Estero postato da monitoreinter || 6 anni fa

Si allontana ulteriormente il possibile ingresso della Turchia in Europa. Le parole del presidente della Commissione europea, Juncker, probabilmente, mettono fine al progetto di Ankara di entrare nell’Unione Europea a causa delle crescenti limitazioni del diritto e della deriva autoritaria imposta al paese dal presidente Erdogan. Si tratta di un epilogo largamente previsto, che, non sembra, lasciare ulteriore spazio di manovra alle ambizioni turche. Deve essere specificato, che se la Turchia non ha mai rinunciato ai suoi propositi di fare parte di Bruxelles, nella realtà delle cose l’autoritarismo, la negazione dei diritti civili e sociali e la sempre più invasiva presenza confessionale nella politica, avevano già decretato da tempo l’inconciliabilità tra due parti che si sono troppo allontanate. Ora sarà interessante vedere quali sviluppi prenderà la situazione turca a seguito di questo rifiuto: Ankara potrebbe usare diversi strumenti di ritorsione contro l’Europa, primo fra tutti quello della regolazione del traffico dei migranti, seguito da possibli ritorsioni in campo economico, tuttavia, sopratutto a seguito di una politica estera ondivaga, il paese rischia un isolamento internazionale, che ha cercato di colmare abbracciando la causa sunnita ed avvicinandosi all’Arabia Saudita ed all’Egitto. Si tratta di un ridimensionamento notevole per un paese che ambiva ad essere la prima nazione musulmana ad entrare in Europa. La dichiarazione di Juncker è importante anche perchè sembra aprire una via di maggiore rigidità nelle regole per entrare nell’unione; il presidente della Commissione europea ha affermato che l’Europa aumenterà i suoi membri, ma potranno essere accolti soltanto quelli che potranno garantire le norme necessarie per assicurare uno stato di diritto. Il riferimento esplicito alla libertà di stampa, come requisito necessario per fare parte dell’unione, non è stato solo diretto allo stato turco, ma implicitamente, anche all’Ungheria ed alla Polonia. Se la rigidità, che si vuole applicare per esaminare i requisiti democratici degli stati che intendono entrare in Europa, si potrà estendere anche a quelli che fanno già parte di Bruxelles, si tratterà di una buona notizia e l’Europa si troverà di fronte a scenari nuovi. Il punto cruciale è la permanenza all’interno dell’unione di quei paesi, che violano i principi e le norme comunitarie, sopratutto nel’ambito dei diritti; non si capisce, infatti, perchè, gli sbarramenti che sono applicati alla Turchia, per giustificare il rifiuto al suo ingresso in Europa, non possano valere per quelli stati che sono già membri, ma contraddicono le normative europee, per allontanarli da Bruxelles. La regola dell’inclusione ad ogni costo, che ha giustificato ammissioni di comodo, non solo per i paesi entranti, ma anche per potenze economiche, che hanno visto accrescere le possibilità commerciali ed il mercato della forza lavoro, deve essere superata da criteri maggiormente qualitativi, che devono privilegiare gli ingressi dei paesi fermamente convinti del progetto comune europeo, dei suoi standard di democrazia e della mutua assistenza tra gli stati. Se questi requisiti non sono presenti o dovessero venire meno, appare inutile instaurare soltanto rapporti di convenienza, destinati a diventare fonti di conflitto e di divisione. Se questi principi sono alla base dell’inclusione in Europa, devono esserlo anche nel proseguimento del rapporto, che dovrà essere verificato in maniera puntuale e costante sulla attinenza delle leggi e dei comportamenti dei governi dei singoli stati ai principi liberamente sottoscritti. La previsione di una gamma crescente di sanzioni in base alla gravità delle violazioni, non deve rappresentare un tabù ma dei provvedimenti sanzionatori certi e sicuri, per chi non si adegua ai principi comunitari; queste sanzioni devono prevedere anche, come massimo grado, l’espulsione dall’unione e da tutti i suoi vantaggi. Bruxelles si è dimostrata fino adora troppo accondiscendente con chi ha voluto avere solo le cose positive dall’unione: ora è il momento di cambiare condotta in favore di una maggiore fermezza, come quella che si sta dimostrando con la Turchia, per evitare pericolose alterazioni degli equilibri comunitari.     

Fonte: http://monitoreinternazionale.blogspot.it/2017/09/unione-europea-la-fermezza-con-la.html