Il sanguinoso attentato nella notte di Capodanno al Reina ha colpito al cuore l’Istanbul europea. Il Paese si risveglia ancora più vulnerabile, non solo per il cambio di rotta sullo scacchiere medi...

Estero postato da thebirdnews || 7 anni fa

Il sanguinoso attentato nella notte di Capodanno al Reina ha colpito al cuore l’Istanbul europea. Il Paese si risveglia ancora più vulnerabile, non solo per il cambio di rotta sullo scacchiere mediorientale e nella guerra in Siria, ma anche per le purghe anti-guleniste che, dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso, hanno decimato le forze armate turche

 L’alba del 2017 a Istanbul ha l’espressione dei sopravvissuti dell’attentato al night club Reina. L’attacco non è che l’ultimo di un terrorismo che, seppur con mandanti diversi, ha colpito più volte la Turchia al cuore in un 2016 appena trascorso. 25mila poliziotti erano schierati per difendere gli obiettivi sensibili nel Paese, mentre vigeva il divieto per i mezzi pesanti di entrare a Istanbul, Ankara e in altre città per le 24 ore dell’ultimo dell’anno. Misure evidentemente inefficaci, per quanto imponenti, dopo l’accelerata del governo dell’AKP nella lotta all’Isis in Siria.

La Turchia si sveglia dunque come un Paese ancora più vulnerabile, svelando al mondo intero quanto la politica di questi anni di Erdogan abbia alla fine scatenato. Su tutto, infatti, c’è un fattore da non sottovalutare, che ci riporta direttamente all’estate scorsa. C’è un unico nome che ha albergato nella mente del presidente turco e leader dell’AKP negli ultimi mesi: è quello di Fethullah Gulen, il predicatore islamico esiliato negli Stati Uniti, ritenuto responsabile del fallito golpe dello scorso 15 luglio. Contro i suoi fedelissimi e sostenitori, Erdogan ha avviato profonde epurazioni, pescando tra docenti, magistrati, giornalisti. Ma a essere decimate sono state soprattutto le forze armate e di sicurezza. A cadenza quasi regolare, dalle prime purghe di luglio alle ultime di ottobre, ad essere colpiti sono stati tutti i sospettati di essere filo-gulenisti, che per molti anni hanno ingrossato le file delle forze armate del Paese. Di qui si è arrivati a un gap che adesso con difficoltà si riesce a colmare.

 E se dopo l’attentato al Reina si può parlare di falla nei servizi di sicurezza turchi, è allo stesso tempo necessario ricordare come proprio negli ultimi giorni, proprio in vista dei festeggiamenti di Capodanno, il governo turco avesse lanciato diversi avvertimenti ai governatori locali informando di quanto fosse alta la probabilità che città come Istanbul e Ankara potessero essere prese di mira da attentati terroristici, con i loro ristoranti e night club tanto frequentati da turisti stranieri.

Nell’esercito e nella polizia, chi ha sostituito i filo-gulenisti è spesso inesperto: il poliziotto ucciso di fronte al Reina nella notte di Capodanno, tanto per dire, aveva 21 anni e 10 mesi di servizio militare. Un altro caso che aiuta a tastare il polso è la dinamica dell’attentato nel quale ha perso la vita, lo scorso 19 dicembre, l’ambasciatore russo Andrei Karlov ad Ankara: l’assassino, il giovane Mevlut Mert Altintas non era tra le migliaia di epurati della polizia turca ed è entrato nella sala da insospettabile, esibendo il suo tesserino da agente. Gli investigatori hanno cercato immediatamente di capire se ci fossero eventuali complicità con le stesse forze di sicurezza, poi ipotizzando che Altintas avesse legami con Jaish al Fatah, coalizione di gruppi ribelli siriani dominata da al-Nusra.

Fonte: http://thebird.altervista.org/turchia-sotto-attacco-e-indebolita-dopo-il-golpe-epurato-il-38-dei-generali-e-l8-degli-ufficiali/