TORINO: due operai calabresi stanno protestando da 24 giorni e 24 notti sul tetto del cimitero monumentale di Torino per riavere il proprio posto di lavoro che gli è stato tolto ingiustamente.

TORINO: 2 operai calabresi sul tetto da 24 giorni per essere riassunti

Attualità postato da mantola || 13 anni fa

TORINO:

2 Operai calabresi

Sul tetto per essere riassunti

I due operai, non sconosciuti a questo genere di azioni, chiedono di essere reintegrati al lavoro dopo inchieste che li hanno visti coinvolti ma con accuse cadute.

(foto del 4 novembre)

 

-Stanno protestando da 24 giorni e 24 notti sul tetto del cimitero monumentale di Torino per riavere il loro posto di lavoroIlario Umbaca di Locri e Antonio Marchio di Catanzaro. I due ex operai promettono di rimanere lassù finchè non riavranno il proprio lavoro che gli è stato tolto ingiustamente.

I due ex dipendenti della cooperativa che gestisce il Cimitero Monumentale di Torino sono stati licenziato sei anni fa, da allora non hanno mai smesso di protestare per riavere il lavoro. Fino a qualche giorno fa hanno portato avanti anche lo sciopero della fame.

"Ci è stato rubato il posto di lavoro, ce l'hanno estorto!",dicono i due ex operai. Il licenziamento dei due fu disposto a cavallo del passaggio di competenze tra l'azienda municipalizzata e una cooperativa. L'accordo prevedeva che tutti i dipendenti fossero assorbiti dal nuovo soggetto che subentrava al precedente.

Marchio venne licenziato qualche settimana prima dell'operazione, con il pretesto di una denuncia penale per furto ai danni del cimitero. Pochi mesi dopo anche Umbaca subì la stessa sorte, allontanato dal lavoro perchè l'azienda sosteneva che avesse truffato il budget dei suoi compensi,lavorando 10 ore in meno del dovuto. Umbaca e Marchio si sono sottoposti ai rispettivi processi penali,conclusi con l'assuoluzione di entrambi dalle accuse.

Venne meno le ragioni che avevano portato al loro licenziamento,i due pretendono oggi di riavere il posto di lavoro. "Mi hanno licenziato perché hanno detto che sono mafioso" - ci ha dichiarato Umbaca - siccome vengo da Locri, per loro devo essere mafioso per forza.

Hanno anche pagato una ditta di investigatori privati per seguirmi e per trovare qualcosa di cui "accusarmi". I sindacati avevano anche suggerito a Ilario Umbaca di sporgere denuncia per questo comportamento, che è stato accertato in tutta la sua gravità. “Volevano una scusa per buttarci fuori” ha aggiunto Antonio Marchio.

I due uomini lamentano la perdita della propria dignità. "Siamo stati ingiustamente accusati di reati che non abbiamo commesso". E poi siamo stati anche assolti, non siamo noi a dirci innocenti: il giudice ci ha dato ragione. Ma allora perchè non ci ridanno il nostro lavoro?".

Ma soprattutto lamentano la precaria situazione economica nella quale versano, entrambi padri di famiglia, costretti a chiedere soldi in prestito a fratelli e sorelle.