La sonora bocciatura del governo al referendum costituzionale, vinta dai No con una valanga di voti (quasi il 60%), che ha spinto il premier Renzi ad annunciare le proprie dimissioni, poi congelat...

Italia postato da thebirdnews || 7 anni fa

 La sonora bocciatura del governo al referendum costituzionale, vinta dai No con una valanga di voti (quasi il 60%), che ha spinto il premier Renzi ad annunciare le proprie dimissioni, poi congelate dal presidente Mattarella fino all'approvazione della legge di bilancio, non ha colto di sopresa gli investitori il giorno successivo alla consultazione.

La Borsa di Milano ieri ha retto l'impatto dei risultati del referendum e dopo una giornata di alta volatilità ha chiuso in parità (-0,21%). Il resto dell'Europa aveva già messo in conto una sconfitta del sì e ha chiuso addirittura in positivo, con Francoforte a +1,61%, Parigi a +1%, Madrid a +0,56% e Londra a +0,24%. Wall Street addirittura ha guadagnato lo 0,58% (S&P 500).

Non si sono visti scossoni, perché i mercati già avevano ampiamente scontato la vittoria del No e quindi l'uscita di scena di Renzi: il differenziale di rendimento tra Italia e Germania aveva già raggiunto livelli molto elevati, equivalenti ad esempio a quelli registrati nel 2008, ma senza raggiungere il picco del 2012. E allo stesso modo i titoli azionari italiani hanno sottoperformato di oltre il 20% nel corso del 2016 in vista del referendum. 
La buona notizia, in altre parole, è che le dimissioni di Renzi non hanno scioccato i mercati. "La cattiva notizia invece è che, a differenza degli Stati Uniti e nel Regno Unito, che hanno entrambi la propria valuta e una banca centrale indipendente per assorbire parte dello shock, l’Italia condivide la sua moneta e la banca centrale con i paesi della zona euro. Così la tensione sta salendo sui premi per il rischio dei mercati obbligazionari e azionari" ricordano Pascal Blanqué e Vincent Mortier, responsabili degli investimenti di Amundi, il grande gestore di patrimoni del Crédit Agricole (numero uno in Europa con masse per 1.000 miliardi di euro) che è in trattativa esclusiva per l'acquisto di Pioneer, il gestore di patrimoni del gruppo UniCredit (terzo in Italia).
Piazza Affari: focus sulle banche
"Dopo i risultati della Brexit e delle elezioni negli USA, un gran numero di operatori erano arrivati in anticipo ai loro desk per iniziare le operazioni il prima possibile. Ciò non è successo oggi. Forse stiamo diventando tutti immuni a questi shock politici" prova a spiegare Paul Hatfield, global chief investment officer, Alcentra del gruppo BNY Mellon.

Fonte: http://thebird.altervista.org/referendum-perche-i-mercati-ignorano-renzexit/