Mobilità sociale. Un termine complicato per una domanda semplice: quante possibilità ha una persona nata in una determinata classe sociale di accedere a certe professioni e di realizzare le propr...

Perché per far carriera in Italia è più conveniente avere conoscenze che essere istruiti?

Lavoro postato da gabry81 || 14 anni fa

Mobilità sociale. Un termine complicato per una domanda semplice: quante possibilità ha una persona nata in una determinata classe sociale di accedere a certe professioni e di realizzare le proprie aspettative? L’Italia, malgrado sia costellata di abbondanti intelligenze vive, è ormai un paese fermo. Sostanzialmente immobile. Se il fenomeno può sembrare astratto, le sue conseguenze sono molto concrete. Cala la fiducia dei giovani nel loro futuro, che è anche il futuro del paese. Calano di pari passo le motivazioni e le aspirazioni. Nel migliore dei casi si segue la via professionale dei genitori per non rischiare di rimanere disoccupato. Nel peggiore non si porta a termine il proprio percorso scolastico o non ci si iscrive all’università temendo che sia inutile, che non si troverà poi una professione adeguata. Contro l’immobilità sociale muoviamoci insieme, con passione, per restituire ai giovani ai fiducia nel futuro e voglia di sognare E per far sì che l’Italia torni ad essere un paese in movimento, dinamico, dove la mobilità sociale non sia un ricordo appannato, ma una realtà che si rinnova ogni giorno. Italia Futura nasce per questo. Ritrovare la voglia di guardare avanti; chiamare a raccolta tutte le energie positive del paese che non vogliono arrendersi a questo immobilismo e pensare insieme a nuovi modi, idee e proposte per rimetterci in moto. Non è semplice intervenire sui meccanismi che stanno all’origine della paralisi della società italiana, ma non è possibile arrendersi. Servono politiche mirate a restituire possibilità e speranze di realizzazione in ogni fase critica della vita. Perché la mobilità sociale e la realizzazione individuale si costruiscono giorno per giorno, e dipendono dalle scelte e dalle opportunità che si hanno dal momento in cui si nasce a quello in cui si entra nel mondo del lavoro. Perché non dobbiamo scordarci che quando si arriva sul mercato del lavoro molte ingiustizie si sono già compiute. Arrivare a quel momento preparati e competitivi dipende molto, anzi troppo spesso dal contesto in cui si è nati e cresciuti. È l’infanzia la fase della vita in cui molti futuri percorsi umani e professionali nascono già segnati dalle difficoltà. Ed è da lì che occorre partire. Il nostro tasso di povertà infantile è più alto della media dei principali paesi europei e limita il futuro di migliaia di bambini e del nostro paese. Diseguaglianze come queste sono inaccettabili. Eppure l’Italia non ha un piano strategico che si proponga di affrontare in modo serio, sistematico e lungimirante un problema tanto fondamentale. Le politiche di sostegno all’infanzia e alle famiglie che ad ogni tornata elettorale vengono sbandierate dai vari schieramenti come temi cruciali, restano poi al palo quando si tratta di costruire e investire seriamente e con continuità. Serve un piano chiaro, concreto e vincolante a lungo termine. Una strategia che non venga minacciata ad ogni cambio di maggioranza, per sconfiggere questa odiosa forma di disuguaglianza. Incentivi al lavoro femminile, più servizi alle famiglie, scolarizzazione nei primi tre anni di vita, solo alcuni esempi di politiche attuabili per cercare di ristabilire pari opportunità tra gli adulti di domani. Con questa campagna a cura di Irene Tinagli, che sarà presentata all’opinione pubblica entro la fine di settembre, Italia Futura si impegna a raccontare lo stato della mobilità sociale in Italia e a definire un concreto piano di azione da usare come strumento di pressione per la politica e i decisori pubblici. Costruire una società veramente mobile e meritocratica non significa solo premiare chi raggiunge certi risultati, ma mettere tutti in condizione di arrivarci: dare a tutti l’opportunità di crescere bene, di avere accesso alla migliore istruzione, di realizzare il proprio talento e le proprie legittime ambizioni. Invece oggi molte di queste opportunità finiscono per essere colte solo da chi è già nato in condizioni di vantaggio. In Italia la maggior parte dei laureati viene da famiglie agiate ed istruite. È giusto trovare modi per premiarli e supportarli, ma è altrettanto fondamentale impegnarsi affinché a quei traguardi possano arrivarci tutti. E da qui che occorre partire, subito. In Italia ci sono due milioni e mezzo di bambini e ragazzi che vivono in condizioni di povertà o semi-povertà. Bambini che hanno famiglie in difficoltà, che non possono permettersi di mandarli all’asilo, o di comprare i materiali necessari per studiare, giocare, crescere in condizioni paritarie rispetto agli altri. Questi bambini sanno fin da piccoli che la loro vita sarà diversa. Molti tra loro smetteranno di andare a scuola dopo la terza media, pochissimi andranno al liceo e ancora meno all’Università. Questi bambini crescono disincantanti, con pochi sogni e ancor meno aspettative. La loro rinuncia è un fallimento per tutto il Paese. L’Italia oggi è il paese con il più basso tasso di istruzione non solo tra gli adulti ma anche tra i giovani. La nostra forza lavoro fatica a rinnovarsi e riqualificarsi e non potrà farlo se non interveniamo subito restituendo opportunità alle nuove generazioni. Bisogna restituire ottimismo ed entusiasmo ai bambini e ai ragazzi di oggi, dar loro l’opportunità di poter pensare al futuro senza sentirsi sopraffatti, impotenti, penalizzati dalle loro condizioni sociali o economiche. Come fare? Mettendo questi bambini al centro delle politiche del nostro paese. Investendo in servizi ed istruzione prescolare di qualità. Dando un aiuto concreto alle giovani famiglie, che sono le più penalizzate. Incoraggiando e valorizzando il lavoro femminile, che può aiutare tante famiglie ad uscire dalla povertà e tante donne a recuperare fiducia in loro stesse e nel futuro dei proprio figli. Siamo un paese con una spesa pensionistica tra le più alte d’Europa e la più bassa spesa sociale per famiglie e infanzia. Dobbiamo smetterla di essere un paese ossessionato dalla propria vecchiaia, e divenire un paese capace e desideroso di guardare avanti ed investire nelle nuove generazioni. E ricordare alla politica che anche se i bambini rappresentano lo 0% dei voti elettorali, sono comunque il 100% del nostro futuro. Una buona politica deve partire da loro.