Il presidente degli Stati Uniti continua nella sua politica di trovare un responsabile per la crisi della pandemia, che ha portato il paese americano ad essere quello con il maggior numero di conta...

Estero postato da monitoreinter || 3 anni fa

Il presidente degli Stati Uniti continua nella sua politica di trovare un responsabile per la crisi della pandemia, che ha portato il paese americano ad essere quello con il maggior numero di contagi del mondo. Trump si sta muovendo politicamente su due piani distinti: non ammettere le proprie colpe per la partenza in ritardo nella lotta al contagio e, nello stesso tempo, cercare di essere il protagonista nel governo dell’emergenza, senza lasciare spazi di protagonismo ai governatori degli stati federali, sopratutto per esercitare il suo ruolo presidenziale alla vigilia della sfida elettorale. La necessità di trovare un capro espiatorio per la diffusione del virus, che ha provocato negli USA già circa 27.000 decessi, con previsioni in netto peggioramento, è collegata, anch’essa, alla valutazione delle sue capacità di avere saputo affrontare la crisi. Resta un dato di fatto che gli USA sono partiti in ritardo nell’adozione delle misure di contrasto alla diffusione del virus e proprio il presidente americano, prima delle fasi iniziali del contagio sul suolo statunitense, ha sottovalutato il fenomeno non prendendo in considerazione gli appelli dei medici, situazione confermata anche dal massimo esperto governativo, che ha affermato che con una quarantena anticipata si sarebbe potuto avere un maggiore contenimento del contagio. Tuttavia Trump, pur avendo le proprie reponsabilità, non ha tutti i torti circa le accuse all’Organizzazione Mondiale della sanità; è un fatto che all’inizio del contagio il covid 19, veniva descritto come poco più di una influenza, denotando evidenti limiti di valutazione del fenomeno. L’altro grande accusato è la Cina, responsabile, secondo, Trump di avere ritradato le misure di contenimento del virus. In effetti, secondo alcune ricerche giornalistiche da parte di Associated Press, esisterebbero le prove che le autorità cinesi, pur conoscendo i pericoli del contagio, avrebbero permesso lo spostamento di un ingente quantitativo di persone per le festività del capodanno lunare. L’impressione è che entrambi i dirigenti delle due grandi potenze abbiano sottovalutato il pericolo di una pandemia per ragioni economiche, cioè per non bloccare le rispettive economie, senza adottare un atteggiamento più lungimirante, che avrebbe, di fatto, contenuto i costi in vite umane e finanziari. Entrambi le due capitali non possono riconoscere questo errore, ma, mentre la Cina ha adottato un profilo più collaborativo con gli altri paesi e le istituzioni internazionali, Trump, preoccupato dalla competizione elettorale deve dimostrare un atteggiamento più muscolare e decisionista. Risponde a questa logica la decisione di tagliare il contributo americano all’Organizzazione mondiale della sanità, che ammonta a circa il 10% del totale, pari a 400 miliioni di dollari l’anno. Questo provvedimento ha una logica funzionale soltanto alle mire elettorali di Trump, perché rischia, in un mondo globalizzato di ridurre il ruolo di prevenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità, con evidenti ricadute anche per gli Stati Uniti. A questa strategia la Casa Bianca affianca la colpevolizzazione della Cina, il virus è stato più volte definito da Trump il virus cinese, che viene, però, alternata al ricnoscimento dell’azione di contrasto di Pechino, attraverso l’adozione di misure rigide. Si tratta di un comportamento duplice a beneficio dell’elettorato interno e del mantenimento dei rapporti con lo stato cinese. Per quanto riguarda l’aspetto interno gli USA stanno patendo a causa della pandemia la per la perdita di milioni di posti di lavoro e per danni economici di diversi miliardi di dollari. Una economia indebolita rappresenta proprio il contrario della situazione con cui Trump voleva affrontare la campagna elettorale e ciò ha provocato il confronto con i governatori degli stati federali. Infatti, se a livello locale, si preferisce adottare il proseguimento della strategia di contenimento della pandemia attraverso il blocco delle attività, a livello centrale la Casa Bianca spinge per una ripresa delle attività imposta dall’alto, dando il via ad uno scontro istituzionale. I governatori hanno infatti definito dittatoriale il comportmanto di Trump, che si vede contro anche le autorità mediche del paese, che hanno invitato a non allentare le misure precauzionali per i prossimi giorni ed hanno espresso favore per una ripresa graduale delle attività, che lasci inalterato l’uso dei dispostivi di protezione individuale, proprio per non ricadere in un numero di contagi ancora maggiore, che provocherebbe anche una partenza economica ulteriormente ritardata.

Fonte: https://monitoreinternazionale.blogspot.com/2020/04/pandemia-usa-la-difficile-situazione-di.html