Ogni città ha i propri simboli, capaci di raccontare in uno sguardo una narrazione trasversale che trafigge la secolare storia del posto in maniera istantanea. E anche Otranto ha i suoi, splendidi e inviolati ancora adesso.

Ogni agriturismo a Otranto è museo vivo del retaggio contadino che oggi come ieri alimenta l’identità del posto. È vero che oggi ci troviamo davanti a una cittadina signorile e distinta, aperta ai turisti che ricercano una vacanza più raffinata e meno coinvolta nel divertimentificio tipico delle estati salentine, ma è vero anche che l’intero Salento è figlio dei codici della campagna che si riverberano ancora oggi in ogni sfumatura. Le masserie di Otranto raccontano, con le loro fortificazioni in pietra, la storia di un luogo vessato da invasioni e assalti, terra di mezzo un po’ di tutti e un po’ di nessuno, costretta a vivere dei prodotti della terra e incapace di svincolarsi dal perenne stato di sudditanza politica al padrone forestiero. Ciò viene narrato dalle torri d’avvistamento che tracciano il perimetro del Tacco d’Italia, dalle mura che accerchiano il cuore della città, dall’imponente castello aragonese del XV secolo, emblema della regnanza iberica in loco, a cui si affiancano Palazzo Lopez e Palazzo de Mori.

La storia del padrone si mescola a quella del martirio, quello che si consumò nel 1480 ad opera dell’esercito turco; l’armata ottomana invase e conquistò la cittadina, forte di un esercito quattro volte più numeroso dell’intera popolazione locale e che, completato l’assalto, sterminò 800 cristiani che rifiutarono la conversione al culto musulmano. Anche questa è storia narrata dai propri simboli, come la Chiesa di Santa Maria dei Martiri e quella della Madonna dell’Altomare. Esse si legano poi al retaggio cattolico, magistralmente espresso dalla Cattedrale dell’Annunziata e la Chiesa di San Pietro.

Ogni agriturismo a Otranto si accosta alle chiese e alle costruzioni civili, traccia così il profilo urbano e nello stesso tempo narra la sua storia senza parlare.