Captano oggi l’attenzione i motori di ricerca che preservano la privacy degli utenti: per chi vuole consultare, in incognito, il search engine adatto al suo scopo. Il primo è stato DuckDuckGo. Ma oggi,...

Motori di ricerca e parole chiave: si apre tutto un mondo

Internet postato da Isolabella || 5 anni fa

Captano oggi l’attenzione i motori di ricerca che preservano la privacy degli utenti: per chi vuole consultare, in incognito, il search engine adatto al suo scopo. Il primo è stato DuckDuckGo. Ma oggi, c’è di più. Che sia Search Encrypt, StartPage, Qwant, SearX o Ecosia, per chi vuol navigare avvolto nel silenzio, c'è un sistema pronto. Se poi bisogna indicizzare un sito, come è noto ai più, bisogna basarsi sul Seo: Search engine optimization.

Il Seo si applica così

Torniamo all’origine e mettiamoci nei panni di chi crea un ipertesto e vuole renderlo universalmente fruibile: se si vuol comparire in un motore di ricerca, quale procedimento bisogna utilizzare al fine di scegliere le parole chiave? Abbiamo interpellato Giorgio Maggioni, comunicatore, sviluppatore di modelli di business on line, specializzato nella Pmi, nonché docente di Web marketing per l’internazionalizzazione d’impresa. Si è espresso in questo modo. Motori di ricerca: come scegliere le parole chiave?

“Se bisogna scegliere le adatte parole chiave per indicizzare il proprio sito su un motore di ricerca, c’è un procedimento da seguire:

- Consideriamo le parole che ci sembrano più opportune per la nostra attività.

- Attraverso gli strumenti gratuiti di Google, si verifica poi quanto queste siano cercate.

- Si prendono in considerazione le migliori (quelle che generano valori più alti) e le si mettono da parte. A questo punto abbiamo soltanto parole effettivamente ricercate.

- Una volta scelte le parole migliori, si verifica che concorrenza queste parole registrano. Notate bene: I valori saranno sempre qualche migliaio, ma non spaventiamoci: fino a 2,5 milioni di competitor, potremo dire la nostra. Scartiamo le parole che registrano un valore di concorrenti (competitor) superiori a prescindere: non dedicheremo loro tempo in più. A questo punto, se sappiamo che cosa cerca il nostro pubblico, e in quanti siamo a proporci, possiamo semplicemente fare una divisione: ricerche diviso proposte. Se in 2000 cercano gli strass e siamo in 10 a venderli, potrebbe essere che in media (in un mondo meraviglioso e giusto) ne vendiamo 200 a testa. (il mondo di internet non è giusto, e a volte neanche meraviglioso). Abbiamo fatto tutti i calcoli e abbiamo visto quali sono le parole migliori. (se si segue la ricetta, saranno quelle che hanno o un valore più alto).

Abbiamo finito?

“No. Esaminiamo le parole e, poiché saremo bravi a scrivere un buon testo e ci posizioneremo in prima pagina sulla Search engine results page (La pagina dei risultati, a sigla Serp, ndr) vediamo di ipotizzare quante visite ci porteranno. Ipotizziamo di conquistare la quinta posizione. Ora, siccome Google ci vuole bene, ci dice che (è un dato vero e pubblicato) quelli che si posizionano in quinta posizione sulla Serp hanno un numero di click pari al 4,96%. (per curiosità, la prima ha il 42,44%, la decima ha il 2,87%). Prendo il dato di prima: 2000 richieste. Sono bravo e ho già eliminato le parole con i concorrenti più agguerriti: sarò altrettanto capace nello scrivere e sono sicuro che la parola scelta mi porterà il 4,96% delle 2000 visite. Circa 99 visite in totale. Perfetto: quella parola mi permetterà di raggiungere 99 visite al mese. Non abbiamo ancora terminato. Bisogna considerare il Bounceback, o salto all’indietro. È un dato facile da reperire sulle Analytics. Di questi circa 100 visitatori, quanti rimbalzano indietro (non preoccupatevi se il valore è alto, fino al 50% è normale)? Ipotizziamo che sia il 40%. Ora abbiamo visto che quella parola che inizialmente mi portava 99 visite: in realtà, dopo il primo bounce, mi permette di ottenerne soltanto 50. Facciamo ora l’analisi dei passaggi (flusso dei visitatori) che occorrono all’utente per portare a termine un acquisto (di solito convinco il cliente a non fare più di 4 passaggi prima dell’obiettivo di conversione, cioè l’acquisto), e a ognuno applichiamo la sua percentuale di bounce. Abbiamo ottenuto, con le dovute correzioni, il valore reale di acquisti (o raggiungimento dell’obiettivo) che quella parola genererà. Se poi vogliamo spingerci oltre e aggiungere un valore economico medio (in euro) del carrello a quella parola, ne vedremo i possibili ritorni economici”.