La dieta a punti nasce negli anni Settanta e si basa su una riduzione drastica dei carboidrati: la conseguente riduzione della produzione di insulina del corpo sarebbe alla base dell'effetto d...

Mitica Dieta a Punti.

Alimentazione postato da Benedetto || 13 anni fa

La dieta a punti nasce negli anni Settanta e si basa su una riduzione drastica dei carboidrati: la conseguente riduzione della produzione di insulina del corpo sarebbe alla base dell'effetto dimagrante. La dieta viene formulata assegnando a 100 g di ogni cibo un punteggio: si e' liberi di proporre il proprio menù giornaliero, rispettando il vincolo che la somma complessiva dei punti corrispondenti a quanto mangiato sia compreso tra 40 e 60. Dal momento che vi sono anche cibi a zero punti (per esempio 100 g di salmone), significa che alcuni cibi possono essere consumati a volontà. Il punteggio è assegnato in modo da privilegiare alimenti proteici e lipidici, mentre penalizza (attribuendo punteggi alti) quelli con alto contenuto di carboidrati. Il legame tra punti e calorie è del tutto aleatorio, per esempio si assegnano 5 punti a 10 g di fette biscottate (tipicamente 40 kcal), mentre 0 punti a 100 g di tonno sott'olio (sgocciolato? 240 kcal circa). 
La dieta non prevede un periodo massimo, né un calcolo di una perdita di peso aspettata. 
Non vengono date indicazioni specifiche su un regime di mantenimento diverso da quello della dieta stessa. I punti deboli di questa dieta sono parecchi:  La dieta è caratterizzata da una ripartizione dei macronutrienti decisamente sbilanciata verso le proteine e i grassi, anche se l'arbitrarietà nel comporre i 60 punti giornalieri impedisce di parlare di ripartizione classica in termini percentuali. Tuttavia, i criteri favoriscono sicuramente proteine e grassi, a scapito dei carboidrati. Inoltre il vincolo quotidiano dei 60 punti non è legato in alcun modo alle condizioni iniziali del soggetto (peso iniziale, calo ponderale atteso, sesso).  Attribuire molti punti ai cibi ricchi di carboidrati trasmette l'idea che tali cibi facciano ingrassare, mentre quelli a zero punti siano innocui! Per come è composta la tabella dei punti poi, si penalizzano alimenti ricchi di vitamine (come le verdure) e, in generale la dieta risulta fortemente penalizzata nell'apporto dei micronutrienti (vitamine, minerali e fibre). L'idea di attribuzione dei punti prescinde da qualunque discorso di educazione alimentare: il paziente non comprende la differenza tra gli alimenti con punteggio uguale e li reputa interscambiabili. Inoltre, l'eccessiva permissività nel comporre il menu giornaliero e la mancanza completa di un controllo calorico (esplicito o implicito, mediante i punti) possono causare il completo insuccesso della dieta. La dieta a punti non si basa sul calcolo delle calorie e, per come è pensato il meccanismo del punteggio, può rivelarsi del tutto inutile o addirittura far guadagnare peso, se chi confeziona il menu giornaliero non ha alcuna conoscenza dell'apporto calorico dei vari alimenti. L'unico punto positivo, rispetto ad altre diete ancora meno scientifiche e razionali, consiste nel fatto che, per lo meno, l'applicazione del metodo del punteggio costringe il soggetto a pesare gli alimenti (anche se non tutti!).