Low cost & lavoro precario Lo sappiamo bene, una rondine non fa primavera, ed è decisamente prematuro parlare di inversione di tendenza. Tuttavia permetteteci di esternare la nostra soddisfaz...

Turismo postato da umbriaweb || 14 anni fa

Low cost & lavoro precario

Lo sappiamo bene, una rondine non fa primavera, ed è decisamente prematuro parlare di inversione di tendenza. Tuttavia permetteteci di esternare la nostra soddisfazione allorché abbiamo udito quelle poche, ma chiare parole pronunciate dal Ministro dell’economia, Giulio Tremonti. “Il posto fisso alla base della società”.
La soddisfazione è dovuta al semplice fatto che non capita tutti i giorni di udire un ministro denunciare una tendenza i cui aspetti negativi erano a tutti noi perfettamente noti, ma che era stata digerita con troppa passività e silente accettazione dalla società.
I nostri timori, le nostre paure erano quelle di chi vedeva il posto di lavoro trasformarsi da fisso a termine, con tutte le conseguenze che ne potevano derivare: come avrebbe fatto un giovane a costruirsi un futuro, anche se avesse avuto un impiego, se non sapeva cosa sarebbe accaduto fra sei, o dodici mesi, quando il suo contratto a termine andava a scadenza?

Tutti voi sapete che noi trattiamo di trasporto aereo, di aeroplani, aeroporti e tariffe; ebbene quante volte in articoli o dibattiti avevamo avvertito: tutti sono felici e contenti di volare con una tariffa stracciata, ma è bene rendersi conto che dietro a quella tariffa si cela un mondo di precari e di insoddisfatti che lavorano non per vivere, ma per sopravvivere.
Infatti, andando direttamente al cuore del problema, dobbiamo prendere atto che il tanto osannato modello low cost, quella nuova tipologia di prodotto che l’aviazione civile ha avuto la responsabilità di creare e immettere sul mercato, è quel modello che ha senz’altro buona parte delle responsabilità nel diffondersi del precariato a livello mondiale. Non a caso il modello è stato esportato in altri settori dell’industria e del commercio.

Tariffa bassa non può non significare applicazione di un contratto di lavoro contraddistinto da basse remunerazioni, il tutto condito con più alta produttività, ovvero più ore di lavoro.
Gli esperti di economia sono andati in giuggiole di fronte al lavoro flessibile, tutti sperando in una rapida diffusione del modello. Certo dal punto di vista di chi produce, l’innovazione potrebbe suonare allettante, ma era davvero così difficile accorgersi che intorno a noi si veniva formando un mondo di individui frustrati, senza alcuna visione per il domani?
Chissà se gli oltre venti suicidi accaduti in Francia, di cui si è parlato proprio in questi giorni, suicidi messi in atto da parte di chi aveva perduto l’impiego o era stato riciclato a mansioni inferiori in una importante società d’oltralpe, abbia una qualche relazione con l’improvvisa “scoperta” che il posto fisso è meglio di quello precario?

Antonio Bordoni

Fonte: http://www.masterviaggi.it/detail.php?IdArt=36417