Dovevo fare qualcosa per sottrarmi a quel sortilegio che stava per coinvolgermi dolorosamente. E mi tornò in mente il racconto di una mia insegnante che aveva trascorso la sua infanzia in uno stato del...

LO SPETTACOLO DELLA CRUDELTA' COME ABITUDINE di Claudio Alessandri

Cultura e Società postato da claudio alessandri || 14 anni fa

 

Dallo schermo della televisione giungevano, come ormai da molto tempo, le immagini di “carrette del mare” piene fino all’inverosimile di disperati che giungevano dalle coste africane per cercare in Europa una soluzione alla fame, alle stragi della guerra ed i soprusi dei soldati agli ordini dei “signori della guerra”.

Mi sono sorpreso a pensare che avevo visto tante di quelle volte immagini identiche che adesso le osservavo con indifferenza  quasi con fastidio, ebbi un senso di sgomento, quella sensazione spiacevole che ti coglie al risveglio di un incubo; pensai: “se mi sono assuefatto a scene di tale sofferenza, ho smarrito il “pudore verso il dolore del mio prossimo”, sono diventato un complice degli assassini, una dipendenza molto simile a quella acquisita dal bombardamento di pubblicità commerciale di ogni genere.

Dovevo fare qualcosa per sottrarmi a quel sortilegio che stava per coinvolgermi dolorosamente. E mi tornò in mente il racconto di una mia insegnante che aveva trascorso la sua infanzia in uno stato del Nord d’Africa e che contravvenendo al razzismo imperante, aveva fatto amicizia con una bambina africana della sua stessa età. Avevano dato vita ad un sodalizio interraziale come solo i bambini sanno fare.

Raccontava, con le lacrime agli occhi, nonostante i tanti anni trascorsi, che quando la sua amica aveva compiuto gli undici anni, i genitori l’avevano promessa sposa ad un ricco e vecchio uomo della tribù, da quel giorno non l’aveva più incontrata, sapeva però che avevano avuto inizio i riti di purificazione che precedevano il matrimonio, era richiusa in una capanna, esposta ad una temperatura atroce perché sudasse e con il sudore espellesse dal suo giovane corpo gli “umori cattivi”.

Tradizioni, ignoranza e superstizione avevano reso un essere umano alla stregua di un animale sacrificale.

Il ricordo di quel tristissimo racconto, mi riscosse dall’apatia che aveva ottenebrato la mia mente liberandomi anche da tutte le prevenzioni che avevo nutrito verso le organizzazioni che, a distanza, intervengono a favore di tutti i bambini del mondo per sottrarli alla fame, allo sfruttamento ed alla violenza.

Non credo di avere risolto il problema, ma mi consola sapere che altre migliaia di “cittadini del mondo” lavorano indefessamente perché la cattiveria umana non divenga una “abitudine” un male inevitabile, uno spettacolo che da assuefazione come era occorso a me.

Poco importa se la mia è una voce flebile, una biblica voce nel deserto, l’importante è, secondo me, uscire dall’immobilismo e dalla indifferenza, quel non fare tanto gradito agli speculatori di tutto il mondo che accumulano immense ricchezze sulla fame di milioni di esseri umani.

Non voglio più ritrovarmi ad assistere a spettacoli atroci e pensare ad altro rendendomi complice di essere anche io un inerte spettatore della crudeltà come abitudine.

14.4.2010

Claudio Alessandri