Mentre a Pyonyang il regime chiama a raccolta la cittadinanza nordcoreana, con il chiaro intento di rinsaldare uno spirito patriottico che è venuto meno a causa delle difficili condizioni della pop...

Estero postato da monitoreinter || 6 anni fa

Mentre a Pyonyang il regime chiama a raccolta la cittadinanza nordcoreana, con il chiaro intento di rinsaldare uno spirito patriottico che è venuto meno a causa delle difficili condizioni della popolazione, le minacce da entrambe le parti, USA e Corea del Nord, stanno registrando una escalation verbale, che non può lasciare tranquilli gli osservatori. Tuttavia, malgrado uno stato di cose piuttosto eccitato, gli analisti ritengono ancora altamente improbabile il verificarsi di un conflitto nucleare. Per quanto riguarda la Corea del Nord, se si è sicuri della capacità della portata dei missili balistici di Pyongyang, ritenuti ormai senza ombra di dubbio di arrivare alle coste statunitensi, si dubita parecchio della capacità degli scienziati di Kim Jong-un, di essere in grado di miniaturizzare gli ordigni atomici a tal punto da essere montati su di un apparato missilistico. Esistono poi considerazioni e valutazioni che devono essere fatte circa il possibile tributo nel numero potenziale di vittime, che potrebbe pagare la Corea del Sud ed anche il Giappone. Questo elemento è costantemente all’attenzione dei militari americani, nell’ottica di una possibile ritorsione contro un attacco di Pyongyang. Infatti se la superiorità militare americana è scontato che possa annientare la Corea del Nord, in un eventuale conflitto è impossibile non pensare che ci sarebbe anche il coinvolgimento di Seul e Tokyo, sicuramente come bersagli della rappresaglia nordcoreana. Gli Stati Uniti per accedere all’opzione militare devono essere sicuri di una vittoria immediata, in grado di annientare la forza militare nordcoreana, senza che questa abbia la possibilità di alcuna reazione, mentre è ragionevole ritenere, che il regime di Pyongyang non esiterebbe ad usare l’arma atomica contro i paesi vicini, dove sicuramente gli ordigni nucleari possono arrivare. La possibilità che un’azione americana sia così veloce ad arrivare alla vittoria senza che Pyongyang sia in grado di nuocere ai paesi vicini è praticamente impossibile: dato che gli arsenali militari sono stati protetti accuratamente e non si possono rendere inoffensivi in un lasso di tempo troppo breve. Risulta chiaro che questo fattore favorisce Kim Jong-un nella sua politica di provocazione contro Washington, che è obbligata ad essere più cauta. Malgrado le intemperanze di Trump, fatte anche ad uso interno e per recuperare almeno parte del gradimento perduto, gli analisti ritengono che al Pentagono l’atteggiamento verso la Corea del Nord sia improntato alla massima cautela. Vi è poi un ulteriore fattore che non è considerato secondario dagli strateghi americani: i pessimi rapporti tra Corea del Sud e Giappone, che potrebbero condizionare una alleanza contro i nordcoreani. I dissapori tra i due paesi risalgono alla seconda guerra mondiale, ed in questo Seul è accomunata a Pechino, e recentemente un tribunale sudcoreano ha condannato una grande industria giapponese a pagare pesanti indennizzi a cittadini della Corea del Sud per lo sfruttamento schiavistico del lavoro durante l’occupazione. Sebbene entrambi i  paesi, Giappone e Corea del Sud, hanno come maggiore alleato gli Stati Uniti, la distanza che li separa potrebbe essere fortemente nociva in termini di coordinamento in caso di un conflitto nella regione. Infine la Cina, che ha invitato più volte alla moderazione dei toni, tra le due parti, segue con interesse gli sviluppi delle minacce al bombardamento dell’isola di Guam, sede di una importante base militare americana. Per gli USA il presidio di questa isola è ritenuto fondamentale  proprio in ottica del contenimento militare della potenza cinese e delle sue ambizioni di estendere la sua influenza sulla  regione. Non sembra verosimile che Pechino possa sacrificare la pace per togliere il presidio regionale più importante agli USA, tuttavia se ciò dovesse succedere il governo cinese non sarebbe certo dispiaciuto. Questo fattore, pur non essendo fondamentale, rischia di influenzare, almeno in parte, tutto lo scenario, i cui sviluppi negativi sono sempre connessi ad un eventuale atto sconsiderato, e forse disperato, di Pyongyang.

Fonte: http://monitoreinternazionale.blogspot.it/2017/08/le-variabili-della-situazione.html