Se tra le grandi potenze, almeno per il momento, l’ipotesi di una guerra convenzionale pare scongiurata, il confronto tra avversari è spostato su metodologie alternative, certo meno cruente, ma, ch...

Estero postato da monitoreinter || 3 anni fa

Se tra le grandi potenze, almeno per il momento, l’ipotesi di una guerra convenzionale pare scongiurata, il confronto tra avversari è spostato su metodologie alternative, certo meno cruente, ma, che se inquadrate nell’attuale contesto, possono produrre gravi conseguenze. Aldilà degli sgarbi e delle lotte in campo commerciale, che pure rappresentano momenti di elevata tensione, la questione degli attacchi informatici verso paesi stranieri o organizzazioni sovranazionali, è la vera emergenza attuale del confronto tra gli stati. Con la recente pandemia si sono moltiplicati gli attacchi verso strutture sanitarie e centri di ricerca, soprattutto per rubare informazioni sullo stato di avanzamento della ricerca per vaccini e farmaci contro il Covid 19.  La portata di questi attacchi contro gli Stati Uniti potrebbe compromettere il funzionamento delle strutture sanitarie americane, per cui si comprende la grande preoccupazione con cui vengono seguiti questi casi. Gli USA hanno accusato principalmente hacker cinesi ed iraniani di questi ripetuti attacchi, tuttavia i pericoli vengono anche da personale russo, come già accaduto in precedenza nei casi di competizioni elettorali. Il recente sfogo di Angela Merkel contro l’ingerenza informatica di Mosca, ha dimostrato come lo scorretto comportamento informatico possa danneggiare atteggiamenti positivi vero paesi che si rendono protagonisti di pratiche non corrette. Il problema è stato rilevato anche dal Segretario dell’Alleanza Atlantica dopo i ripetuti casi di sabotaggio informatico, che l’istituzione di Bruxelles ha dovuto subire e contro cui si è dovuta cautelare. Quello che emerge è che se non è presente una alleanza formale ed ufficiale contro gli Stati Uniti, ed in parte anche contro i suoi alleati, l’azione di Mosca, Pechino e Teheran sembra muoversi in modo univoco nell’ambito della guerra informatica. L’intento è apparso chiaro soprattutto nell’occasione di elezioni: l’azione degli hacker hanno promosso azioni per favorire partiti sovranisti ed antisistema in maniera funzionale ad interessi particolari, che tendevano cioè a dividere le alleanze sovranazionali ed a facilitare lo spazio di manovra di movimenti che hanno nel loro programma politico l’intenzione di contenere l’influenza di organizzazioni sovranazionali. Il caso dei tentativi ripetuti boicottaggi di partiti favorevoli ad una maggiore integrazione europea e, quindi, indirettamente alla stessa Unione Europea, segnala il progetto di ottenere una divisione degli stati per avere un rapporto di tipo bilaterale e quindi con minore potere contrattuale, rispetto ad accordi da stipulare con Bruxelles, che è funzionale a Mosca, ma non solo. Il controllo delle reti informatiche assume così un valore fondamentale in un quadro generale dove il ricorso diretto alle armi è ormai visto come l’ultima opzione praticabile. Su questa riflessione diventa centrale lo sviluppo tecnologico della rete 5G, sulla quale la Cina sviluppato grandi investimenti per vendere e diffondere la propria infrastruttura al resto del mondo. Ma oltre la semplice costruzione di apparecchiature, si deve operare una riflessione profonda sulla volontà cinese di trasformare la rete internet verso nuovi parametri più stringenti e controllabili in aperto contrasto con gli standard di apertura, libertà e pluralismo, che hanno contraddistinto l’uso della rete fin dalla sua nascita. L’approccio cinese è condizionato da una visione che coincide con la visione politica che Pechino ha delle libertà individuali e dei diritti: sotto questo aspetto la nuova rete che la Cina per ora propone non fornisce le garanzie di pluralismo attuali, compresse da uno uso eccessivo del controllo e della censura. Se queste condizioni diventassero lo standard vigente, le questioni delle intrusioni degli hacker sarebbero superate da una sorta di legalità tecnologica data dalla nuova impostazione dei parametri della navigazione. Certamente ciò potrebbe essere allettante anche per altri governi, perfino nell’area occidentale, ma barattare un maggiore controllo interno con la possibilità di essere sottomessi, dal punto di vista informatico, ad una sola potenza deve fare operare una riflessione profonda sull’acquisto di tecnologie costruite per essere pronte a venire impostate in specifiche modalità. Viste con questa ottica e con i numerosi precedenti le pressioni americane per sviluppare propri apparati per la rete 5G e la ricerca di imporre ai suoi alleati occidentali il rifiuto delle apparecchiature cinese è condivisibile. Però l’Europa dovrebbe essere in grado di recitare un proprio ruolo autonomo, anche dal punto di vista prettamente costruttivo, della tecnologia 5G e soprattutto essere in grado di imporre la volontà del mantenimento degli standard attuali di libertà dell’uso della rete internet mondiale.

Fonte: https://monitoreinternazionale.blogspot.com/2020/05/le-minacce-informatiche-fattore-di.html