Una delle questioni principali collegate alla guerra di Siria è quella relativa al controllo sull’uso delle armi chimiche e su chi deve fare rispettare queste limitazioni. Lo scenario è quello inte...

Estero postato da monitoreinter || 5 anni fa

Una delle questioni principali collegate alla guerra di Siria è quella relativa al controllo sull’uso delle armi chimiche e su chi deve fare rispettare queste limitazioni. Lo scenario è quello internazionale, quindi regolato da leggi che troppo spesso non sono rispettate; in questo contesto il soggetto sovranazionale con maggiore responsabilità dovrebbe essere rappresentato dalle Nazioni Unite, tuttavia, dei tre organi da cui sono composte, il Segretario generale, l’Assemblea ed il Consiglio di sicurezza, soltanto quest’ultimo avrebbe la possibilità di fare rispettare le risoluzioni decise dall’assemblea. IL meccanismo giuridico studiato alla fine della seconda guerra mondiale, ha però espresso un sistema fondato su voti incrociati, che hanno dato ai membri permanenti un potere troppo elevato, rispetto agli altri paesi delle Nazioni Unite. Ciò ha prodotto una sostanziale inadeguatezza dell’unico organo di governo mondiale, rimasto prigioniero di interessi particolari, davanti a quelli generali. Il caso siriano è soltanto l’ultimo, il più recente, esempio di sostanziale inutilità di una organizzazione, che, come quella che l’ha preceduta, si sta indirizzando verso il fallimento. Certo la mancanza di mezzi propri per fare rispettare le tregue decise o i divieti imposti sulle armi, rappresenta un ostacolo  non da poco, ma ancora peggio è la situazione normativa che permette ai membri permanenti di esercitare, anche singolarmente, il proprio diritto di voto soltanto in funzione dei propri interessi nazionali. Più volte diversi paesi hanno sollecitato la necessità di una riforma, sempre negata dall’egoismo dei membri permanenti. Non si è riusciti neppure ad introdurre dei correttivi in presenza di situazioni umanitarie particolarmente gravi, nel timore che, in un futuro prossimo, queste eccezioni potessero violare interessi statali eventualmente in conflitto ad esempio con possibili aiuti umanitari. Purtroppo nella storia saranno sempre presenti dei dittatori come Assad, che per prestare al potere non avranno timore ad usare le armi peggiori, anche contro i civili, così come esisteranno sempre stati pronti ad usare questi dittatori per raggiungere i loro scopi. Però sarebbe sufficiente una modifica del Consiglio di sicurezza per cercare di introdurre una casistica giuridica che potrebbe impedire stragi e sofferenze, anche senza inserire nuove norme per l’Assemblea e per le funzioni del Segretario generale. Senza un cambiamento il prestigio del Consiglio di sicurezza, e, sopratutto, dei suoi membri permanenti è destinato a diminuire in maniera considerevole, ma questo potrebbe essere soltanto il primo passo di una perdita progressiva delle funzioni delle Nazioni Unite, che registrerebbero un indebolimento sostanziale, tale da mettere in pericolo le relazioni multilaterali tra gli stati e quel sistema che cerca di garantire la sicurezza internazionale. Considerare sempre meno gravi determinati crimini, come, appunto, l’uso delle armi chimiche, perchè visti in un’ottica di normalizzazione del problema, può causare la perdita di efficacia del timore delle sanzioni internazionali e, quindi, dare il via ad un sistema generale con sempre meno regole, perchè quelle vigenti non assicurano la garanzia della repressione e della punibilità degli autori dei crimini. Il sistema dei veti incrociati, che è ormai alla base del funzionamento delle Nazioni Unite, deve essere superato con normative nuove, che cerchino soltanto di tutelare le garanzie minime della vita delle popolazioni civili, anche in contrasto con gli interessi dei singoli stati. L’assicurazione della punibilità di chi commette gravi violazioni contro la popolazione civile, anche se nella veste di capo di stato, deve rappresentare il primo passo   per riaffermare il compito sovranazionale di tutela dell’interesse generale, che deve essere perseguito dalle Nazioni Unite, pena il decadimento dei rapporti internazionali intesi come forma di multilateralità, che in un contesto globale, dovrebbe rappresentare la regola comune.     

Fonte: http://monitoreinternazionale.blogspot.it/2018/04/la-necessita-di-riformare-il-consiglio.html