Lavorare sulla propria ombra significa penetrare nello spirito del lavoro su di sé.

Salute e Benessere postato da gennaro || 6 anni fa

E' importante leggere la frase di Jung più volte. Quando ho letto inizialmente questa frase, ho ritenuto che fosse giusta.
Poi ho iniziato a chiedermi cosa volesse significare realmente.
La volta successiva leggendola lentamente ho iniziato a sentire un leggero fastidio all'altezza della pancia. Poi nel leggerla di nuovo mi sono reso conto che il compito di osservare la propria ombra sarebbe divenuto il mio compito principale nella vita.
Il titolo di questo post è alquanto insolito e magari qualcuno lo potrebbe ritenere inappropriato all'argomento in questione. Una lettura attenta invece, può aiutare a vedere la simbiosi istantanea che si evidenza tra la gabbia interiore e la sindrome ovina.
La similitudine creata ha a che fare con l'aspetto sommerso dentro di sé, cioè proprio la parte ombra che si riflette nel mondo circostante e non si riesce a cogliere, in quanto si è abbagliati dalla propria falsa luce dell'ego.
Proiettare sull'esterno le parti ombra di sé, mistifica la luce interiore e fa apparire il mondo uno schifo. Tutte le porcherie come la guerra, i soprusi, l'usurpazione e l'aggressione acquistano una consistenza che inibisce la visione reale delle cose.
In questa mistificazione della visione reale si crea dentro di sé un insieme di emozioni non manifeste che iniziano a covare un attitudine a seguire il gregge. Un movimento istintivo (ovvero automatico, non consapevole), come avviene nel mondo ovino.  Hai mai guardato come si comporta il gregge?

[youtube]https://youtu.be/JS1VxMhaS0w[/youtube]


Cosa spinge a rinforzare la propria gabbia interiore e agire in sintonia con la sindrome ovina?
La prima cosa da valutare è la propria infanzia e il paradigma all'interno del quale si è cresciuti. Quando un essere umano viene al mondo si ritrova proiettato in un contenitore (Famiglia, schemi sociali e culturali) non scelti e per un verso subiti. Almeno per un certo periodo di anni, fino a quando non si acquisisce una certa capacità di discernimento.
La questione è che tale aspetto del discernimento dipende dalle esperienze del passato, dalla strutturazione di un certo tipo di personalità (che da punto di vista dello Sviluppo Personale la considero come l'insieme di un corpo fisico, un corpo emozionale e un corpo mentale o intellettuale).
L'insieme del vissuto integrato o meno, dà luogo ad una visione del mondo guardato da una gabbia (la gabbia interiore), la quale crea un insieme di bisogni fasulli, una disgregazione interiore che sommerge la vera Essenza Personale.
Il gregge si muove sulla base di bisogni di carenza, in quanto non in contatto con il proprio volere realizzarsi, il rispetto di sé e  l'integrazione del proprio lato spirituale.
Una distinzione netta: da un lato si hanno bisogni generati dall'incapacità di avere consapevolezza della propria Essenza Personale. Per cui si generano falsi bisogni come: essere considerati, invece di considerarsi come integri. Sentirsi amati, invece di amarsi. Essere apprezzati, invece di apprezzarsi. Bisogno di essere visti, invece di vedersi. Cercare di capire, invece che cercare di ascoltarsi.
Dall'altra parte si hanno bisogni reali, non consapevoli che sono il fondamento dello Sviluppo Personale, della crescita umana e della realizzazione: bisogno di chiarezza, di ascoltarsi, di amarsi, di realizzarsi, di essere felici, bisogno di unione, di appartenenza e di integrità.
Questi ultimi rappresentano la spinta motrice per agire nel mondo, in questa vita e nel "qui ed ora". Invece la prima categoria di falsi bisogni, sono dettati dall'inconsapevolezza di questa seconda categoria.
Quando si è mossi dai bisogni di carenza, si crede che aggregandosi a gli altri ci si possa schiarire il proprio lato oscuro e alleviare la morsa allo stomaco, sentita, che detta il comportamento quotidiano.
Nel dover soddisfare la spinta ad aggregarsi, si finisce nel dare spazio al mondo esterno, per cui il proprio discernimento si basa sull'apparire, sul manipolare l'altro, sulla competizione per dimostrare al mondo che si è forti, furbi e scaltri. 
L'aggregazione porta verso il fare scelte basate sull'assioma "Se lo fanno gli altri, vuol dire che va bene, si è nel giusto", o anche sentirsi perseguitati e quindi si assume il ruolo del fare il contrario di quello che gli altri fanno.
Un comportamento dettato da queste due scelte, non porta verso l'apertura della gabbia interiore, anzi amplifica il sentirsi rinchiuso in questa psico-incongruenza.
Ci si sente come in un gregge e non si sa il motivo, per cui spesso si è portati ad utilizzare comportamenti fuori dalla norma, per dimostrare di essere diversi. Quindi ci si ritrova a mettere in atto: violenza, sopruso gratuito, utilizzo di droghe, sfida continua nei confronti di chi appare ai propri occhi più potente. Insomma non si riesce a mettere fine alla propria sofferenza. Non si riesce a trovare un equilibrio interiore.
Come fare per liberarsi da questa sindrome ovina?
Il primo passo è rendersene conto, quindi accettare che si vive nella sofferenza provocata dalla propria condizione di non vedere la psico-gabbia.
La semplice frase "lo so che non occhi per vedere al momento e tuttavia voglio fare il possibile per vedere", ripetuta più volte, quando ci si rende conto di aver commesso qualche errore, provoca quel minimo di consapevolezza utile a cambiare prospettiva.
Non spetta a qualcuno stabilire se sei in una gabbia o meno, in quanto bisogna rendersene conto da solo.  
Scrivo questo post e conduco la diffusione di informazioni sullo Sviluppo Personale, proprio per fare in modo che si crei una sensibilizzazione nei confronti di sé, o meglio del Sé.
Il modo utile per aprirsi alla nuova consapevolezza, è iniziare ad informarsi, leggere, partecipare a giornate formative, in modo da poter confrontarsi con la propria ombra interiore e quindi imparare a sopportare il piano conoscitivo esoterico, che sta a significare "nascosto", la verità celata alla massa, al gregge. 
Sulla base di questa finalità, non posso muovermi verso gli altri, in quanto assumerei una posizione da presuntuoso nel considerare l'altro non degno di questa conoscenza.
Il mio compito è solo di diffusione e non aggregazione come avveniva un tempo quando chi si erigeva a maestro, si circondava di discepoli o adepti.
Chi vuole addentrarsi nella conoscenza, bisogna che impari a vedere la propria ombra, attraverso la quale inizia a splendere nella propria luce che nasce dal riconoscere la vita come una scuola per evolversi. Per cui mi attengo al mio compito di diffusione e formazione, anche attraverso sessioni individuale di Counselling Gestalt.

Gennaro Ponzo

www.latuametamorfosi.it

Fonte: http://bit.ly/2GNJUUa