Farsi cremare è una scelta che molte persone compiono, in previsione della loro morte. Anche se sembra una “moda” degli ultimi anni, la cremazione è in realtà una pratica antichissima, che affonda...

La cremazione nella storia

Servizi postato da ela2015 || 8 anni fa

Farsi cremare è una scelta che molte persone compiono, in previsione della loro morte. Anche se sembra una “moda” degli ultimi anni, la cremazione è in realtà una pratica antichissima, che affonda le sue radici nell’origine stessa della civiltà.

La storia antica

In India e in generale in tutta l’Asia, bruciare i corpi era pratica comune. Anche il buddismo prevede la cremazione dei defunti, in linea con il principio che ogni essere umano è parte dell’energia dell’universo. Dopo la morte, torniamo a far parte di quel “tutto”.

Tra le popolazioni asiatiche, gli unici a negare la cremazione furono i Persiani, veneratori di Zarathustra. Il fuoco era infatti considerato sacro, quasi una divinità ed era impensabile “contaminarlo” con un cadavere. I defunti non venivano sepolti, ma adagiati sulle cosiddette torri del silenzio. Erano torrette su cui il cadavere aspettava di essere mangiato dagli animali selvatici o consumato dal tempo. Per la nostra cultura può sembrare una pratica crudele, ma in realtà consentiva al defunto di tornare a far parte del ciclo della vita.

I Greci bruciavano i cadaveri già mille anni prima della nascita di Cristo. Il rito era riservato però solo a personaggi illustri o nobili. La cremazione Roma era usanza comune: nelle necropoli infatti, erano costruiti ed affittati dei loculi predisposti proprio ad ospitare le ceneri dei defunti.

Quando il Cristianesimo iniziò a diffondersi nell’Impero Romano, la cremazione non fu esplicitamente vietata, ma veniva vista di cattivo occhio, poiché rito di origine pagana. In più, si temeva che bruciare il corpo impedisse la riunione con l’anima del defunto.

A parte alcune eccezioni, come ad esempio l’arrivo della Peste Nera, la cremazione rimase usata pochissimo nel mondo occidentale. Nel 1805 Napoleone emanò l’editto di Saint Cloud, che obbligava la sepoltura dei defunti al di fuori delle mura cittadine.

Il Novecento

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i forni crematori furono usati dai nazisti nei campi di concentramento, per bruciare i milioni di corpi di ebrei, comunisti, zingari, omosessuali e disabili internati. Più di sei milioni di corpi vennero eliminati in questo modo, molte volte accatastati gli uni sugli altri. Gli ebrei osservanti odiano in particolar modo questa pratica, non solo per l’Olocausto: la legge ebraica infatti non accoglie la cremazione, in quanto si crede che se il corpo brucia, l’anima non possa raggiungere la pace eterna.

In seguito al Concilio Vaticano II del 1963, la Chiesa Cattolica, pur prediligendo la sepoltura, non ha vietato la cremazione, a meno che non fosse scelta dal defunto per motivi contrari alla dottrina cattolica (appartenenza a sette particolari, odio verso la Chiesa, rifiuto dei dogmi).

Nel 2012 è stato ribadito che la cremazione viene ammessa, ma le ceneri devono comunque essere sepolte nei cimiteri. Non possono infatti essere sparse nell’aria, nell’acqua o nell’ambiente in generale e nemmeno conservate nelle abitazioni o nei giardini.