Viene spiegata la nuova procedura per rassegnare le dimissioni on line, evidenziando anche le critiche già mosse alla nuova procedura.

Lavoro postato da pps9000 || 8 anni fa

E' in vigore dal 12 Marzo ultimo scorso la procedura per rassegnare le dimissioni on line; da quella data è l'unica pocedura utilizzabile, fatti salvi alcuni casi particolari correttamente segnalati nell'articolo a cui ci riferiamo.

A cosa serve la nuova procedura

La procedura per rassegnare le dimissioni ha subito nel tempo una serie di trasformazioni, passando da un atto puramente privato tra dipendente e datore di lavoro ad un atto formale come previsto nella riforma del mercato del lavoro Fornero, per arrivare ad oggi con i cambiamenti introdotti dal Jobs Act. Questi cambiamenti mirano ad eliminare il famoso fenomeno delle dimissioni in bianco, illecito datoriale per liberarsi di dipendenti diventati nel tempo scomodi; questa misura, nella stragrande maggioranza dei casi, era adottata con il personale femminile a cui si facevano firmare le dimissioni senza data al momento dell'assunzione, per poi utilizzarle nel caso la dipendente fosse rimasta successivamente incinta. Questo illecito dal 12 marzo non sarà più attuabile, poiché le dimissioni dovranno essere rassegnate utilizzando un apposito modulo, fornito dal ministero del lavoro on line, da inviare tramite posta certificata al datore di lavoro. Chi non fosse in grado di utilizzare personalmente il sistema on line, dovrà rivolgersi a centri autorizzati, come ad esempio i patronati delle diverse sigle sindacali.

Le critiche alle dimissioni on line

Uno studio, condotto dall'ordine dei consulenti del lavoro, mette sotto accusa la nuova procedura che, a loro dire, provocherebbe un aumento dei costi per i datori di lavoro e per lo stato. La critica muove dalla constatzione che in circa il 70% dei casi i dipendenti non formalizzavano le proprie dimissioni; in questi casi, con la nuova procedura e trascorsi i tempi tecnici prevista dalla legge, il datore di lavoro sarebbe costretto ad adottare un licenziamento per giusta causa. Ciò provocherebbe un costo per il datore di lavoro dovuto al pagamento dei ticket licenziamento e darebbe la possibilità al dipendente, laddove lo volesse, di chiedere la NASpI con aggravio di spesa per le casse dello stato.

Fonte: http://lavoro-dipendente.com/2016/03/14/le-dimissioni-on-line/