La poetessa e il grande linguista italiano recentemente scomparsi erano legati alla città di Cori. Il cordoglio dell’Amministrazione comunale.

In ricordo di Gabriella Sobrino e Tullio De Mauro

Cultura e Società postato da MarcoCastaldi || 7 anni fa

 

L’amministrazione comunale di Cori esprime il suo cordoglio per due illustri personaggi legati alla Città d’Arte che ci hanno lasciato a cavallo dell’anno. La prima ad andarsene, il 26 Dicembre 2016, è stata la poetessa Gabriella Sobrino, nata a Cori il 26 Gennaio 1925, in via Giovanni Maggi, dove la mamma abitava da nubile, e registrata dal padre all’anagrafe di Roma dove la famiglia risiedeva.

Traduttrice, sceneggiatrice e autrice di programmi culturali per la Rai, la Sobrino pubblicò 6 raccolte di poesie dal 1970 al 2006  presenti in numerose antologie italiane e di paesi europei e d’oltreoceano, scritte anche in inglese. Scrisse molte novelle e tradusse Dickinson, Mansfield, Joyce, Carrière, Flaubert. Per 40 anni fu segretaria del Premio Letterario “Viareggio-Rèpaci” e nel 1983 creò il Premio Letterario “Donna Città di Roma”.L’ultima pubblicazione nel 2008, “Storie del Premio Viareggio”.Operò nella giuria del Premio Circe Sabaudia.

A Cori, dal 1986 al 1990, stimolò la manifestazione “Lettura di Poesia”, alla quale grazie a lei parteciparono autori come Luciano Luisi, Giuliano Manacorda, Rodolfo Di Biasio, Giorgio Caproni, Antonio Barbuti, Mario Luzi, Giuseppe Neri, Giovanni Giudici, Alfonso Beraldinelli. Incoraggiò le due edizioni 1997 e 1998 del Premio Letterario  Elio Filippo Accrocca.Successivamente fu premiata nell’ambito del Premio dei Monti Lepini.La Sobrino ha lasciato alla Biblioteca Comunale di Cori una cospicua donazione di libri.

Il 5 Gennaio, invece, se n’è andato Tullio De Mauro. Il più grande linguista italiano firmò l’introduzione alla raccolta di poesie di Cesare Chiominto ‘Lo Parlà forte della pora ggente’, con una nota di pronunzia e grafia del dialetto di Cori, per De Mauro una variante di volgare marcata dall’arcaicità la cui persistenza sarebbe stata favorita dalla ‘retrazione urbanistica medievale’ e cioè il rinserrarsi degli abitanti nella cerchia più interna, al riparo dalla palude e dalle scorrerie.

Marco Castaldi

 

Addetto Stampa & OLMR