La permanenza al potere di Al Sisi, in Egitto, è destinata a durare fino al 2030; una proposta effettuata da parte di deputati particolarmente fedeli all’attuale presidente egiziano, prevede un all...

Estero postato da monitoreinter || 5 anni fa

La permanenza al potere di Al Sisi, in Egitto, è destinata a durare fino al 2030; una proposta effettuata da parte di deputati particolarmente fedeli all’attuale presidente egiziano, prevede un allungamento del mandato da quattro a sei anni e la possibilità di candidarsi ad un terzo mandato, eventualità espressamente non prevista dalla costituzione attuale. L’approvazione della proposta da parte dell’Assemblea popolare è sicura, gli appartenenti alle forze di opposizione sono appena quindici, successivamente dovrà la riforma costituzionale dovrà essere approvata anche tramite un referendum popolare, il cui esito non dovrebbe rappresentare preoccupazione per Al Sisi e la sua forza politica. Inizialmente il periodo di potenziale permanenza nella carica di presidente doveva essere fino al 2034, ma la Commissione giuridica ha limitato questa possibilità fino al 2030, facendo un esercizio di finta legalità, che consente al partito del presidente di presentare come legittima questa riforma (che potrà comunque essere modificata successivamente). L riforma contiene anche la possibilità per il presidente di avere maggiori poteri circa la nomina dei magistrati, andando ad intaccare, oltre che praticamente, anche formalmente l’indipendenza dei giudici egiziani e l’introduzione di una seconda camera rappresentativa, il Senato, e la creazione di quote nei rappresentanti popolari a favore delle donne e dei copti, minoranza religiosa cristriana egiziana.Si tratta di concessioni alla democrazia che sembrano essere soltanto formali e che sono funzionali a distogliere l’attenzione dalla concentrazione di potere nelle mani del dittatore egiziano. La situazione politica del paese è conforme a quella di una nazione dove le forze armate si sono impadronite del potere con un colpo di stato, inizialmente diretto contro la dittatura religiosa imposta dai Fratelli musulmani, che ha, poi, investito ogni forma di dissenso, anche chi era contrario all’islamismo al potere e voleva una democrazia laica. Secondo alcune stime i prigionieri politici in Egitto sono circa 40.000, mentre la repressione è in continua evoluzione e controlla anche il dissenso via web. Secondo i sostenitori del presidente la riforma è necessaria per permettere ad Al Sisi di completare il suo ciclo di riforme e cerca di includere nelle isituzioni i ceti popolari cercando di allargare il consenso, segnale che il 98% dei voti con i quali è stato eletto Al Sisi nello scorso anno non è ritenuto affidabile nemmeno dallo stesso apparato del dittatore. Come è stato più volte sottolineato l’Egitto rappresenta l’esempio principale del fallimento del processo verso le democrazie delle rivolte popolari: ilpaese, infatti, è passato da Mubarak ai Fratelli musulmani per poi ritornare ad una dittatura di tipo miitare. Nel frattempo gli assetti e la sensibilità internazionale sono molto variati: Trump apprezza Al Sisi, tanto da definirlo un grande presidente e paesi come Israele e le monarchie sunnite lo considerano un alleato strategico nella regione. Più in generale Al Sisi rientra nella categoria degli uomini forti che stanno riscuotendo successo a livello mondiale, come lo stesso Trump, Putin o il presidente cinese. La differenza del presidente americano è che il sistema statunitense non consente derive istituzionali come in altri paesi, ma la sua permanenza al potere è un chiaro indice della sensibilità democratica attuale che è presente in USA. Del resto anche nei paesi europei il culto della personalità reppresenta una deriva pericolosa già da tempo e comunque un personaggio come Al Sisi al comando in una nazione cruciale come l’Egitto offre garanzie ben maggiori che un sistema democratico instabile e poco collaudato non può assicurare; certamente, poi, perchè Al Sisi continui ad essere un alleato dell’occidente dovrà essere adeguatamente finanziato.

Fonte: https://monitoreinternazionale.blogspot.com/2019/04/il-presidente-egiziano-potra-mantenere.html