Google Street View di nuovo nel mirino. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per interferenze illecite nella vita privata.

Google Street View e la privacy, indaga la Procura di Roma

Italia postato da foresto || 13 anni fa

Google Street View di nuovo nel mirino. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per interferenze illecite nella vita privata. Il pubblico ministero che conduce le indagini è Eugenio Albamonte, cui è stata affidata l’inchiesta dal procuratore Giovanni Ferrara. L’inchiesta è originata dalle conclusioni dell’istruttoria eseguita nei mesi scorsi dal Garante della privacy, come scriveva sul suo sito la stessa autorità. L’istruttoria, datata 19 maggio 2010, “ha riguardato, oltre che immagini, anche dati relativi alla presenza di reti wireless”.


Lo stesso garante, con un provvedimento del 15 ottobre, aveva stabilito che le auto usate per mappare le città italiane dovranno essere più riconoscibili, “attraverso cartelli o adesivi ben visibili, che indichino in modo inequivocabile che si stanno acquisendo immagini fotografiche per il servizio Street View”.


Il reato al centro dell’inchiesta della Procura romana, il 615 bis del Codice Penale sanziona “Chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata”, e ancora, “chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo”.


L’attività di Google Street View, oltre ad aver ‘fotografato’ e reso navigabili sul web le città italiane ha anche registrato la presenza di reti wi-fi. Gli inquirenti stanno aspettando che Google dimostri che i dati raccolti dalle reti wi-fi aperte, cioè senza password o limitazioni, siano inutilizzabili e incompleti.


La stessa problematica era stata evidenziata nel maggio scorso in Germania e successivamente in Irlanda, come racconta lo stesso blog ufficiale di Google. Già il 27 aprile, Google aveva scritto che “ci sono molte altre compagnie che raccolgono dati da più tempo”, e che “Google raccoglie fotografie, per costruire Street View; informazioni sui network Wi-Fi, che usiamo per migliorare servizi di posizionamento come le mappe e la ricerca; immagini in 3-d dei palazzi”. Le dichiarazioni fornite da Google alle varie autorità di protezione della privacy sottolineavano come l’azienda avesse raccolto “per errore” porzioni di ‘payload data’, cioè dati, dalle reti Wi-Fi non protette.


Gli avvocati di Google, Giuliano Pisapia e Giulia Bongiorno, hanno fatto sapere che l’azienda è pronta a collaborare e sarebbe pronta a risolvere la questione. “Le vetture Google Street View sono costantemente in movimento e l’l'impianto WiFi cambia automaticamente canale cinque volte al secondo”, ma che “sussiste la teorica possibilità che i payload data contengano dati personali nel caso in cui un utente, al momento della raccolta, abbia trasmesso alcune informazioni personali”.


I dati, secondo l’azienda, sono conservati su server negli Stati Uniti. Sarebbero in una banca dati separata, accessibile solo da soggetti che hanno il compito di proteggere i dati. Lo stesso garante della Privacy, nel trasmettere la propria istruttoria alla Procura di Roma, aveva sottolineato nel suo provvedimento del 9 settembre, “la necessità che i payload data raccolti non vengano per il momento cancellati dai server sui quali sono conservati, in quanto gli stessi potrebbero costituire elementi di prova in caso di un eventuale intervento da parte dell’Autorità giudiziaria”.