L’entusiasmo seguito all’elezione di Macron come presidente della repubblica francese, sembra essere già svanito in pochi mesi. Dalla sua elezione, avvenuta nei primi giorni di maggio ad oggi, il p...

Estero postato da monitoreinter || 6 anni fa

L’entusiasmo seguito all’elezione di Macron come presidente della repubblica francese, sembra essere già svanito in pochi mesi. Dalla sua elezione, avvenuta nei primi giorni di maggio ad oggi, il più giovane presidente della Francia ha visto calare il suo gradimento percentuale di 22 punti, passando dal 62% al 40%. Questo dato rappresenta un calo enorme in un periodo di tempo così limitato, che apre scenari problematici per il prossimo autunno, quando dovrebbe partire le riforme sul lavoro, improntate ad una liberalizzazione molto forte, sulle quali esiste già la profonda avversione della sinistra e dei sindacati francesi. Se la promessa di scioperi e manifestazioni, sarà come si prevede confermata, il gradimento dell’inquilino dell’Eliseo  potrebbe scendere ancora. A contribuire a questo calo potrebbe avere influito  anche il programma annunciato di tagli per circa 80 miliardi di euro da effettuare in 4 o 5 anni, che è già iniziato con la decurtazione di 850 milioni del bilancio della difesa, fattore che ha provocato le dimissioni del Capo di Stato maggiore della difesa, che ha definito il presidente un “giovane autoritario”. Tuttavia questi dati economici sono soltanto la conseguenza dell’elezione di Macron, mentre il calo del gradimento dei francesi ha origini da ricercare ben prima della sua elezione. La sua fortuna, infatti, è stata quella di arrivare al ballottaggio contro la rappresentante dell’estrema destra ed anti europeista Marine Le Pen, dopo che il primo turno aveva visto una frammentazione politica evidente, con il parziale successo dell’estrema sinistra e la cancellazione definitiva del Partito Socialista. Le forze moderate tradizionali hanno visto un calo netto, riversando i propri consensi proprio su Macron.  Ma occorre ricordare che il presidente francese è arrivato al ballottagio con soltanto il 24,10% dei voti, un risultato troppo basso per creare una base di consenso ampio nel paese. La vittoria al ballottaggio contro l’estrema destra, salutata sopratutto con entusiasmo per lo scampato pericolo di affidare il paese francese ad una formazione estremista e contro l’Europa, è avvenuta in un clima di astensionismo molto elevato, segnale, che molti elettori, oltre a non riconoscersi in alcuno dei due candidati, li mettevano, seppure per ragioni diverse, sullo stesso piano. Infatti se da una parte c’era il rifiuto per una rappresentante dell’estrema destra, dall’altra non poteva certo esserci il gradimento ad un rappresentante del liberismo e della finanza. Una parte consistente degli elettori francesi, coincidente con chi non si era recato alle urne per il ballottaggio era già praticamente contro il nuovo presidente francese ancora pirma delle elezioni ed il dato del gradimento iniziale del 62% era dovuto soltanto all’immediatezza dello scampato pericolo di vedere una rappresentante dell’estrema destra a ricoprire la massima carica del paese. Terminato questo effetto era logico che il gradimento di Emmanuel Macron dovesse diminuire, anche se in queste proporzioni non era previsto. Ciò è dovuto ad un atteggiamento dirigista ed ad una miscela di politiche di tagli a cui non è corrisposto  un abbassamento delle tasse, come promesso in campgna elettorale. Questi segnali, aldilà dei significati politici interni della Francia, mettono in evidenza come il sistema elettorale francese alla garanzia della governabilità, sacrifichi la rappresentanza, svuotando molto l’autorevolezza del ruolo presidenziale. Il risultato dell’ultima elezione presidenziale francese è stato determinato dalla scelta del candidato meno peggio di quelli rimasti in lizza e basta questa considerazione a spiegare un calo di gradimento che era già annunciato. Se per la politica interna francese si annunciano tempi difficili, ciò è vero anche per l’Europa, perchè il nuovo presdiente della Francia rappresenta quella parte sociale che ha determinato la diffidenza verso Bruxelles, quella che ha tutelato le banche e gli istituti finanziari ed, attraverso le rigidità di bilancio unite ad una liberalizzazione selvaggia, ha peggiorato la vità dei cittadini europei. Il Presidente francese rappresenta, cioè, la causa dell’esistenza e dell’affermazione di movimenti come quello di Marine Le Pen e la sua politica annunciata sembra confermare ancora di più questa sensazione. Se ciò è vero in Francia si potrà assistere a sempre maggiori giudizi negativi sull’Europa, che arriveranno, non solo dall’estrema destra, ma anche dall’estrema sinistra e non potranno non avere ripercussioni pesanti su tutto il continente. Dal pericolo di Marine Le Pen, che dovrebbe accrescere i suoi consensi, si è passati a quello di Emmanuel Macron, più subdolo ma ugualmente pericoloso.  

Fonte: http://monitoreinternazionale.blogspot.it/2017/08/francia-macron-cala-nei-sondaggi.html