Minacce su Facebook contro Berlusconi La Procura di Roma apre un'indagine Alfano: «La magistratura deve perseguire chi inneggia all'odio». Idv: «Giusto, ma la Rete non sia imbavagliata»

Italia postato da monx || 14 anni fa

ROMA - Minacce gravi. Questa l'ipotesi di reato contenuta nel fascicolo aperto dalla Procura di Roma sul gruppo di Facebook «Uccidiamo Berlusconi». Il fascicolo è stato aperto dal procuratore Giovanni Ferrara, dall'aggiunto Nello Rossi, che coordina il gruppo Reati criminalità informatica, e dal pm Andrea De Gasperis.

 

ISTIGAZIONE A DELINQUERE - La polizia postale sta inoltre monitorando il social network per valutare se tra i gruppi contro Berlusconi sia ravvisabile il reato di istigazione a delinquere. Non è facile infatti, spiegano gli esperti, intervenire per rimuovere o bloccare pagine e siti su internet. Nelle precedenti occasioni, quando sono comparsi siti violenti - come nel caso dei gruppi creati proprio su Facebook e inneggianti allo stupro di gruppo o alla mafia - o, addirittura, di fan club di pluriomicidi o serial killer non c'è stato alcun intervento della magistratura perché si tratta di opinioni, pur discutibili, e gli unici reati d'opinione perseguibili in Italia, commessi anche attraverso internet, sono quelli legati alla legge Mancino, che condanna l'apologia del fascismo e le discriminazioni razziali. In questo caso però fanno notare gli esperti, si potrebbe ravvisare il reato di istigazione a delinquere, che consentirebbe di fatto l'intervento. In ogni caso, comunque, per rimuovere le pagine dal social network, sarebbe necessario agire tramite rogatoria internazionale che deve essere richiesta dalla magistratura: il server su cui gira Facebook è a Palo Alto, in California e dunque l'Italia non può intervenire direttamente. Si può invece chiedere alla società americana - grazie agli accordi di collaborazione - la chiusura della pagina in tempi rapidi. Ma se ciò non è accompagnato dalla richiesta di sequestro preventivo, si perdono tutti i dati relativi alla pagina stessa e dunque risulterebbe impossibile poi risalire all'utente, o agli utenti, che l'hanno realizzata.

14MILA ISCRITTI - Il gruppo «Uccidiamo Berlusconi», nato a settembre del 2008, conta più di 14mila iscritti. L'amministratore scrive: «Oggi in data 12 ottobre 2009 prendo la direzione del gruppo abbandonato dalla precedente amministrazione e non potendone cambiare il nome dichiaro questo un gruppo di affermazioni bizzarre. Personalmente non voglio uccidere nessuno, non voglio incitare nessuno a violare la legge». Il gruppo sul social network prenderebbe spunto dal film «Shooting Silvio» il cui protagonista è un giovane scrittore che per decidere di realizzare il libro che ha in mente intende uccidere il premier.

ALFANO - La notizia pubblicata dal Giornale («Migliaia di aspiranti killer sul web») ha scatenato la reazione del governo. Dopo gli strali del quotidiano di Feltri, il ministro della Giustizia Alfano ha invitato la magistratura ad avviare un'indagine sulla sicurezza personale del premier e poche ore dopo dopo la Procura di Roma ha aperto il fascicolo. «La magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali inneggiando all'odio e all'omicidio commettono un reato penale - aveva detto Alfano -. C'è un tema grande di sicurezza che riguarda la persona del presidente del Consiglio e io ho posto questa questione nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto al Viminale». Il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa: «Sembra incredibile che nessuno dei tanti soloni del politically correct abbia trovato il tempo e l'occasione per stigmatizzare, condannare, protestare o almeno evidenziare il fatto che la predicazione dell'odio nei confronti di Berlusconi abbia prodotto sulla rete la nascita di numerosi forum e pagine di Facebook che inneggiano e auspicano l'assassinio del presidente del Consiglio italiano».

FRANCESCHINI - Parla di una «questione di sicurezza nazionale» il vicepresidente dei deputati Pdl e componente del Copasir Carmelo Briguglio: «Una questione - dice - che fin dalla vicenda delle foto a Villa Certosa fu sottovalutata e coperta dall'inesistente scandalo dei voli di Stato che è finito nel nulla. La diffusione via web di minacce che inneggiano all'assassinio di Berlusconi non va drammatizzata ma va attentamente monitorata e neutralizzata». Sulla vicenda si muove anche il Pd, dopo il caso del coordinatore di Vignola Matteo Mezzadri, che ha scritto sul suo profilo Facebook «possi bile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlu sconi?» (poi si è dimesso da tutte le cariche politiche). Dario Franceschini ha chiesto all'amministrazione di Facebook di chiudere il gruppo che minaccia Berlusconi, ma respinge l'idea che ci sia un collegamento con il modo di fare opposizione da parte del Pd: «Quel gruppo va chiuso, ma non c'entra nulla con lo scontro politico. Sono forme demenziali che vanno condannate». Il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi mette in guardia dal rischio di imbavagliare la Rete: «Siamo d'accordo con il ministro Alfano e sosteniamo la necessità di vigilare su quei siti e quei gruppi che incitano alla violenza e all'odio. Questa vicenda, però, non deve in alcun modo offrire il pretesto per imbavagliare la Rete. Ci opporremo strenuamente a qualsiasi tentativo da parte del governo di censurare il web e di limitare questo spazio di democrazia globale».

PRO E CONTRO BERLUSCONI - Resta il fatto che su Facebook le "sparate" non si contano. E oltre a «Uccidiamo Berlusconi» - che spicca come detto per il numero di iscritti - esiste il gruppo «Uccidiamo a badilate (o con lapidazione) Silvio Berlusconi», ma anche «Uccidiamo tutti quelli che vogliono uccidere Berlusconi» e «Uccidiamo il Partito Democratico e i suoi affini». C'è poi chi si ritrova sotto le sigle «Contro chi uccide su Facebook!» e «Quelli che sono infastiditi dai gruppi che vogliono uccidere qualcuno». Insomma, per ogni provocazione c'è una risposta. Ma di certo adesso «Uccidiamo Berlusconi» è la più quotata. Da notare che all'interno del gruppo sono molti quelli che inneggiano a una sconfitta democratica (e non violenta) del Cavaliere: «Io non voglio uccidere Berlusconi. Voglio ucciderlo col VOTO» scrive Giuseppe. E Simone: «Appendiamo il tricolore dai balconi, sarebbe la forma di protesta migliore!».

«DIETRO LE SBARRE» - C'è poi chi vuole candidare Berlusconi al Nobel per la mafia 2010 e chi gli augura un futuro dietro le sbarre. Giammarco indica l'ovvio («Stanno facendo una pubblicità enorme a questo gruppo... grazie Tg!») e Giada avvisa: «Se chiudono questo gruppo io ne apro un altro uguale». Ernesto fa notare la democrazia dei social network: «Non mi sembra l'unico gruppo... ne cito alcuni: Uccidiamo Costantino, Karina, Moccia, Mughini, Bassolino, Nedved, Arisa, Quaresma, Pellegatti, le Winx, il gatto Virgola e Prezzemolo». In effetti facendo una ricerca con la keyword "Uccidiamo" vengono fuori ben 500 risultati con i "target" più fantasiosi. Altrettanto entusiasmo nel gruppo «Uccidiamo tutti quelli che vogliono uccidere Berlusconi» (quasi 900 iscritti). Edmondo: «Sei grande... e comprerò tutti i libri dove sarai storia!». Giovanni: «Semplicemente... Forza Silvio»

Fonte: http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_21/alfano-indagine-sicurezza-premier-facebook_5ebd09b0-be59-11de-9bc2-00144f02aabc.shtml