Le persone con disturbi di personalità anancastici (dal greco "anancastos" significa "costretto") costituiscono un gruppo di personalità psicopatiche caratterizzato da un fenomeno di ossessione o c...

Disturbo di personalità anancastico

Salute e Benessere postato da egolemweb || 7 anni fa

Le persone con disturbi di personalità anancastici (dal greco "anancastos" significa "costretto") costituiscono un gruppo di personalità psicopatiche caratterizzato da un fenomeno di ossessione o coazione del pensiero.

Parliamo di coazione o di ossessione quando un contenuto di coscienza (rappresentazioni, idee, impulsi) si impone alla mente dell’individuo con una tale insistenza che egli ne è dominato, perchè incapace di scacciarlo, anche se riconosce il contrasto con la propria volontà e vorrebbe a ogni costo liberarsene.

L’ossessivo è dunque perfettamente consapevole della morbosità della propria idea: non ne giustifica in nessun modo la persistenza, la rifiuta, la giudica insensata e lotta, ma inutilmente, per allontanarla. Egli avverte la cozione come qualcosa che, pur provenendo dall’interno della propria psiche, rimane incomprensibile, estranea, contrapposta al suo io responsabile e cosciente.

La situazione è ben diversa quando, in un soggetto, si ha l’evidente e incondizionato dominio di certe tendenze su alcune altre, ad esempio degli istinti sulle norme morali: in questo caso, infatti, il prevalere degli istinti è vissuto, non come una coazione, ma come il risultato di un conflitto tra due diversi stati psichici (l’uno inferiore e l’altro superiore); conflitto che l’individuo è in grado di comprendere e di riconoscere mentre si svolge nell’ambito stesso della propria personalità.

Nella coazione invece non c’è conflitto tra opposte tendenze, ma l’imporsi primitivo e originario di un qualche cosa che il soggetto sente prodotto dalla sua stessa psiche, e nello stesso tempo estraneo alla propria volontà: in lui è vivo il sentimento di avere la coscienza occupata da un contenuto che egli non desidera, ma che, ciò nonostante, persiste rendendo vani tutti i suoi sforzi per allontanarlo.

Prendiamo in considerazione, per fare un esempio, una persona che abbia l’idea ossessiva di avere lasciato aperta la porta di casa: tale persona è assolutamente convinta del contrario, è quindi ben certa di averla chiusa, ma non riesce tuttavia a scacciare il dubbio che la tormenta, e si sente costretta, per ritrovare la tranquillità, a ritornare sui propri passi per controllare. Non è poi detto che questa fissazione ceda dopo la prima verifica… ed ecco che che questa persona eseguirà nuovi e ripetuti controlli, e questo, sia chiaro, pur riconoscendo l’assurdità di tale comportamento.

L’idea coatta di potersi infettare può “costringere” un soggetto con disturbo ossessivo a lavarsi ripetutamente le mani, a sfuggire gli estranei come possibili portatori di microbi, a evitare accuratamente di dare la mano a chiunque: in questi casi abbiamo dunque delle fobie.

Nella fobia ossessiva ciò che è veramente temuto non è il contenuto della fobia stessa ma la “coazione” stessa. Se l’ossessivo finisce con il temere oggetti o situazioni è solo perchè non ha nessun altro modo per evitare di essere continuamente tormentato dalla sua coazione.

Accanto alle idee coatte possiamo avere le rappresentazioni coatte; in esse si ha la riproduzione di percezioni, uditive o visive in genere, che ritornano insistentemente alla mente, come melodie musicali, voci, ecc.

Gli impulsi coatti possono insorgere primitivamente (ad esempio, impulsi a compiere ripetutamente particolari azioni) o essere secondari a idee o a rappresentazioni ossessive (ad esempio, impulsi di buttarsi da una finestra, ecc).

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