Leggende nei borghi trentini: Taio e Faver

Curiosità nel Trentino, Taio e Faver

Turismo postato da saramoca || 13 anni fa

Sono sempre interessanti le leggende legate ai luoghi ed è facile incontrarne soprattutto nei luoghi di montagna, dove la natura è imponente e sembra celare dei segreti, impenetrabili come certi suoi boschi.

Delle vacanze a Taio, in Val di Non, vi porteranno nei luoghi della leggenda del lago della Predaia: un pastore vide una delle sue pecore scomparire nelle acque del lago, seguita dall'intero gregge e, per la rabbia, scagliò il suo bastone nel lago e lo maledisse; dalle onde provocate dal suo gesto si udì la risposta: "Andrò a Taio e Taina a far pan e farina!", il lago si prosciugò e a Taio cominciò a sgorgare acqua dalle fenditure della roccia, che in seguito servì ad alimentare molti mulini.

Un'altra leggenda del luogo vuole che l'eremita Secondo da Trento, il quale viveva in una grotta a ovest di Dermulo (nel Comune di Taio), disponesse di un filo d'oro per attraversare il burrone. Ancora oggi è possibile visitare l'eremo di Santa Giustina, anche se non è rimasto molto di ciò che un tempo ospitava eremiti, malati e viandanti.

Se trascorrerete le vostre vacanze a Faver, caratteristico villaggio della Val di Cembra, nelle cave del Monte Vallaccia, potrete vedere un antico tabernacolo di pietra arenaria, chiamato "Capitèl de l’Òm selvadech" (uomo selvatico), che testimonia che proprio qui, a seguito della benedizione del vescovo di Trento, questa creatura della foresta avrebbe smesso di terrorizzare gli abitanti della zona. La figura dell'uomo selvatico ricorre nelle antiche narrazioni della montagna anche se di volta in volta viene chiamato con nomi diversi: Salvanèl, Salvàn, Om Selvadech, Salvàn, Selvadeg, il Bilmòn, l'Òm da l bòsch, l'Òm Pelòs...