Il confronto tra politica e politici attuali con politica e politici passati alla luce dell'attuale contesto storico e politico e dei suoi risultati

Cultura e Società postato da MarraniAlpha || 1 anno fa

Tratto da "Alpha - il Blog delle idee"(Http://alpha-italia.com) Passione e politica dovrebbero essere un imprescindibile connubio. Se un vero “uomo politico” è, prima d’ogni altri, un individuo visceralmente interessato alla cosa pubblica per la quale combatte ogni giorno, egli considera lo Stato un mezzo per migliorare le condizioni dei cittadini non un fine da raggiungere per scopi personali: egli può perdere, può vincere, combatte perpetuamente, non tradisce a se stesso e al popolo le sue idee. Possono frenare le sue azioni, non possono bruciare le sue idee, i suoi pensieri, la sua volontà. La politica italiana ha perso, nel turbinio degli anni, quella dignità e autorevolezza che rende i suoi rappresentanti figure popolari di riferimento, statisti depositari di capacità di leadership e speranze, moralmente investiti, partecipi di una missione pubblica al servizio del popolo e dello Stato. La politica italiana ha mostrato quanto sia fragile l’equilibro tra l’incompetenza e il potere, e pericoloso: lo riconosce il popolo disilluso che lascia all’astensionismo sempre più alto il suo responso. L’astensionismo diviene un simbolo sociale poderoso di un malessere ingravescente di individui che disertano le cabine elettorali in un silenzioso disprezzo. Grandi ideali,sublimi speranze di riscatto sociale e popolare traditi – si veda la parabola del M5S, il suo percorso, la sua catastrofica caduta, il rinnegamento dei suo nobili obiettivi, le personalità che l’hanno abitato e che lo sfruttano ancora – sono, tra molti altri, i tumori di questo nostro stato che barcolla nell’instabilità e nell’asservimento a poteri palesi e occulti, italiani e stranieri. In questa sferza di disastri, opportunismi, intollerabili debolezze possiamo ripensare al passato, agli anni perduti, a protagonisti i cui errori sono stati svelati e condannati ma dei quali non possiamo negare l’intelligenza, lungimiranza e l’indiscussa capacità di leadership. E torna il nome, amato e odiato, di Craxi: uomo “totus politicus”, indiscusso protagonista e simbolo di un intero decennio di benessere, gli anni ’80, che lui ha segnato con 2 governi e la cui controversa figura torna alla memoria e al doveroso confronto quando pensiamo (e osserviamo) la politica di oggi, dal berlusconismo in poi, sino ai tradimenti sociali e politici del M5S, spezzato nei consensi dalla sua stessa mendacità sostanziale, dal vuoto del suo essere. Craxi,dunque, come simbolo(e ricordo) di una politica concreta, riformista, estremamente attiva che non si vuole delimitare al celeberrimo episodio, stereotipato, della base di Sigonella che infatti non si citerà per mirare oltre. Se il nome e le idee di Craxi possono tornare alla ribalta nell’oceano di desolazione della politica attuale che tradisce elettori e ripugna astensionisti, non è solo per la differente statura del personaggio e le riforme attivate nei suoi governi ma per un’intuizione politica chiara che il leader socialista ebbe nel settembre 1979 quando lanciò, all’alba del pentapartito(1981), l’idea, rimasta inattuata ma di così urgente necessità, di una Grande Riforma dello Stato per tutte le forze politiche, sociali, culturali del paese, non in senso settoriale ma molto più ampio. Una Grande Riforma costituzionale, istituzionale, amministrativa e morale. E fu l’idea più illuminata dell’allora leader nascente del PSI: un’idea di riforma dello Stato in senso presidenziale che trasformi lo stato italiano, ne muti la politica debole, moralmente velenosa, incapace di galvanizzare il popolo italiano in un sigillo di reciproca fiducia tra governanti, politici, istituzioni e governati. Una riforma non episodica ma risoluta e migliorativa delle condizioni del popolo stesso: gravi, palesi e dolorose sono le parentesi di sofferenza sociale, che finisce per mutarsi, inevitabilmente, in bruttura morale poiché il popolo è specchio di chi lo governa. Per questo la figura di Bettino Craxi va ricordata, non solo per Sigonella che è una minuta goccia d’orgoglio in un oceano d’ asservimento italiano alla “Fedeltà agli Alleati”. Craxi è morto da esiliato/latitante e nessuno nega le condanne in giudicato, la corruzione della politica italiana che toccò l’apice tra il 1987 e il 1992. Nessuno nega gli errori finali di un leader che è stato tanto rilevante come statista quanto degradato a “uomo delle tangenti”. Non possiamo, se illuminati da onestà intellettuale, negare la sua intelligenza e lungimiranza come uomo politico, d’azione, riforma e coraggio. Quella “Grande Riforma” non è mai stata realizzata, neanche lontanamente si è cercato di porne le basi realistiche, politiche e sociali per una sua concreta realizzazione il cui fine andrebbe ricercato nella riforma profonda, integrale, della cosa pubblica. E l’Italia da oltre 30 anni si perde nell’oblio. Di quell’idea Craxi è stato l’artefice nel marasma degli anni che portarono alla progressiva autonomia del PSI e quest’ultimo al governo. Confrontare passato e presente non è solo doveroso: è strumento necessario per valutare e giudicare i cambiamenti e i peggioramenti, le loro genesi, per gettare le basi a grandi mutamenti, non piccole riforme stagnanti che nascono nel silenzio e di questo ne sono il simbolo. Craxi, al netto delle sue colpe ma anche dell’importanza incontestabile dei suoi governi, ha lanciato una visione su cui i suoi successori hanno calato un velo funereo senza accorgersi che con quel velo coprivano l’orgoglio (e il benessere) del popolo italiano per decenni. Craxi ha acceso una fiammella che i suoi successori non hanno voluto trasformare in fuoco riformatore. Eschilo diceva che la vita è un formidabile complesso di felicità e sventura: Craxi ne è stato un vivo esempio, dagli altari di Palazzo Chigi, dall’apogeo delle sua avventura politica alla cupa latitanza di Hammamet. Ma le sue reali colpe non possono oscurare gli indiscussi meriti di uno statista. Se confrontare, paragonare, discutere è storicamente doveroso non possiamo non vedere nel leader socialista un Golia rispetto ai tanti piccoli Davidi(falsi innocenti) di oggi, cattivi politici esiliati nella loro assoluta carenza di idee. Ricordare dunque, confrontare sempre. Mai dimenticare. Diversamente dall’oblio nasce solo altro oblio, dall’ignoranza altra ignoranza. Dalla censura vendicativa del passato nasce lo sfacelo attuale, aumenta lo scetticismo e la rabbia del popolo verso i governanti incarnata, concretizzata nella rabbia verso la società che abitano, valle di enormi fiumi di sofferenza sociale. L’astensionismo è solo un sintomo di un malessere molto più grande e pericoloso. Chi ha cercato opportunisticamente di contenerlo, forse, ha percorso i primi passi nell’alveo di un sogno politico di rinnovamento integrale della cosa pubblica ma non ha mantenuto le promesse e si è dimostrato il più palese scandalo popolare e istituzional-politico della storia repubblicana: il M5S, fondato da un comico e affondato dalla finale sua indifferenza e dall’incapacità dei suoi rappresentanti, tutt’ora ben ancorati a molte poltrone nella grande casa della cattiva politica

Fonte: https://alpha-italia.com/craxi-speranze-idee-condanne-confrontiamo-non-dimentichiamo/