31 luglio 2010   Arte e scienza nei castelli federiciani.   Di recente, per i tipi  della “LC Edizioni” di Palermo, è stato pubblicato il volume intitolato “Arte e Scienza nei castelli Federiciani”...

Cultura e Società postato da claudio alessandri || 13 anni fa

31 luglio 2010

 

Arte e scienza nei castelli federiciani. 


 
Di recente, per i tipi  della “LC Edizioni” di Palermo, è stato pubblicato il volume intitolato “Arte e Scienza nei castelli Federiciani”, di Claudio Alessandri, con tavole illustrative di Ilaria Caputo. Si tratta di un volume riservato ai collezionisti, stampato in 999 esemplari numerati 1/999, curati artigianalmente nella veste grafica e impreziositi dalla copertina rilegata in pelle di colore rosso, il raro “Marocchino” dei libri più preziosi del passato, inoltre la copertina è adorna di fregi e del titolo del libro in caratteri d’oro, centralmente reca una scultura bronzea opera di Ilaria Caputo che rappresenta Castel del Monte visto frontalmente, la stessa artista ha arricchito il volume con venti tavole appositamente create per l’occasione, il volume è interamente stampato su carta speciale.
Il libro che, come detto, è riservato a pochi estimatori dei libri da collezione, contiene il testo elaborato dallo storico Claudio Alessandri che, principiando dalle origini “vichinghe” dei Normanni, ne traccia la straordinaria avventura che li vide, alle origini, uomini abilissimi nell’uso delle armi e dediti alla navigazione nella quale si distinsero per coraggio e maestria, secondo gli storici uomini di alta statura e dai fisici erculei, considerati avventurieri e predoni spietati, si dispersero sull’intero territorio europeo, conquistarono le isole inglesi, si spinsero fino all’odierna Russia e non trascurarono l’impero bizantino d’oriente e quello del meridione d’Italia ad occidente.
 
Grazie al loro coraggio, intraprendenza e abilità guerriera, una volta conquistato un territorio, non si chetarono le loro mire espansionistiche non si posero dei confini invalicabili, conquistarono il “favoloso” regno di Sicilia, dominio assoluto dei popoli arabi per più di duecento anni, non fu impresa facile e di breve durata, ma al fine la stirpe normanna degli Altavilla occupò l’intera isola con la potenza delle armi assistita da grande intelligenza e scaltrezza. La fase guerreggiata vide emergere due figure che divennero leggendarie, Ruggero e Roberto detto il Guiscardo, i due fratelli, divennero figure leggendarie; la fase di consolidamento militare, politico, religioso ed artistico, vide protagonista Ruggero che regnò con oculatezza, pronto a respingere con la forza delle armi ogni tentativo di riconquista bizantina o araba, intavolando con questi popoli redditizie collaborazioni commerciali e culturali.

Alla sua morte subentrò suo figlio Ruggero II, quindi Guglielmo I e Guglielmo II; alla morte di quest’ultimo, non avendo avuto eredi, sembrò che il favoloso regno normanno fosse giunto alla fine, ma non fu così, alle volte il destino riserva favorevoli sorprese, dopo un momento di grande travaglio, salì sul trono di Sicilia una nipote di Ruggero II, la “Grande Costanza”, ultima della stirpe Normanna che, pur essendo andata in sposa, in età matura, al germanico Enrico VI, figlio di Federico detto il Barbarossa, con la nascita del figlio Federico II, assicurò all’isola molti anni ancora di splendore, di gloria militare, politica e culturale.

Fra i tanti pregi di Federico II vi fu quello di innovatore dell’idea architettonica dei numerosi castelli con i quali diede vita ad una vera e propria “cortina” a difesa del suo Regno, l’innovazione consisteva nell’elevare costruzioni, ovviamente con le tradizionali concezioni difensive, ma con una progettazione che prevedeva caratteristiche prettamente abitative. I castelli fatti edificare da Federico II, senza tenere conto del restauro dei molti manieri fatti costruire dai Normanni e che nel tempo erano andati in rovina, furono numerosi sia nella Puglia che divenne la regione che ospitò più a lungo lo “Stupor Mundi”, che la Sicilia completando in tal modo una “collana” protettiva del suo vastissimo Regno, ovviamente i castelli riguardarono in particolar modo i confini con lo Stato Pontificio che costituì per Federico il più pericoloso e subdolo nemico fino alla morte.

Il trasferimento della reggia federiciana, già Normanna, in Puglia, causò l’abbandono pressochè totale di quella siciliana, questo allontanamento causò e causa ancora ai nostri giorni, un giudizio negativo severissimo da parte della gran parte degli storici siciliani, alcuni dei quali eminenti che accusano l’Imperatore di avere provocato, per la Sicilia, un vero disastro, commerciale quindi economico, militare e, perché no, di prestigio.

Probabilmente non hanno tutti i torti, ma a ben considerare, le locazioni dei suoi castelli ed in particolare quello di Foggia, città che il “Puer Apuliae” elesse a sua dimora, si è portati a credere che la scelta di Federico non fu affettiva, ma più ragionevolmente strategica. Divenuto Imperatore del Sacro Romano Impero, dovette far fronte alle insidie dei rissosi baroni tedeschi che lo costrinsero ad interventi rapidi e risolutivi; Federico II risiedendo in una città bagnata dal mare Adriatico, in breve tempo poteva raggiungere Ravenna che custodiva tutti gli approvvigionamenti per l’esercito imperiale, quindi attraverso la vicina Austria raggiungere la Germania ed è proprio quello che fece in almeno due occasioni.

Fra i castelli fatti costruire da Federico II, quello maggiormente ricordato e studiato in tutti i suoi particolari fu quello di Castel del Monte, una costruzione indubbiamente poderosa, ma principalmente dotata di una architettura armoniosa che qualcuno asserisce essere stata concepita e progettata dallo stesso Federico, convinzione non reale anche se non si può escludere un suo intervento presso il suo architetto nella fase progettuale.

Castel del Monte si differenzia da tutti gli altri castelli fatti edificare dall’Imperatore per la forma geometrica rigorosamente ottagonale che si ripete nelle mura perimetrali, nelle otto torri che contornano le mura, l’atrio interno, solo per citare quelle maggiormente significative, il ripetersi costante del numero otto, come risaputo, rappresenta la Divinità, non per caso il maniero, secondo la tradizione storica popolare costituisce lo “scrigno” di tutti i segreti alchemici, astronomici, fisici e religiosi che ebbero in Federico il massimo studioso, conoscitore, di ogni scibile umano e non solo.

Il libro contiene un testo corposo, ma fluido nella stesura che consente, inoltre, una agevole lettura pur non priva di particolari tecnici indispensabili all’argomento storico - architettonico trattato.

Fonte: http://www.italiainformazioni.com/giornale/libriamo/98349/arte-scienza-castelli-federiciani.htm