498 deputati contro l'eliminazione del vitalizio che a noi Contribuenti costa 150 milioni l’anno.

498 deputati contro l'eliminazione del vitalizio

Italia postato da foresto || 13 anni fa

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi
dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che
spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto
affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello
previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi
per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata
a finire ! :
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498 (piccini).

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui
possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un
vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni,
quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un
vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione
che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per
nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un
giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese
di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone
rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità,
che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese.
C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede
materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di
reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la
nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in
questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli
assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli
cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono
stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva
precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con
gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli
altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni
cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione
conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai
colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di
una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con
una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe
procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare
risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e
ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.
Per maggiori informazioni ecco il link al sito di Borghesi con il
discorso: